Il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, ha condiviso la presa di posizione dei vescovi francesi contro le proposte governative sul matrimonio tra persone dello stesso sesso."È una tradizione della chiesa francese che il giorno della Madonna Assunta la chiesa preghi per la propria patria - ha spiegato Bagnasco a margine dei Vespri per l'Assunzione a Genova -. È una tradizione antica. Evidentemente i vescovi, conoscendo la situazione della politica e della società francese hanno pensato bene di richiamare l'attenzione della società cristiana, ma anche della società civile, perché i valori fondanti della convivenza di una società solidale e coesa, come la famiglia, non vengano, in alcun modo, oscurati"."In Italia il valore è lo stesso - ha detto ancora Bagnasco -, perché quando un valore è universale vale per ogni situazione. Quindi auspichiamo, anche noi, che sia mantenuta ferma questa base, questa cellula fondativa della società che garantisce non soltanto la vita (delle nuove generazioni) ma un educazione completa e solidale delle nuove generazioni".
PAGLIA: BENE I VESCOVI FRANCESIMons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia si dice "solidale con la Conferenza episcopale francese, con il cardinale Vingt-Trois che esorta a pregare perché i bambini crescano con un padre una madre". "Ha ragione il cardinale Barbarin - dice alla Radio Vaticana - nel dire che parlare di matrimonio gay vuol dire uno shock di civiltà. Nessun vuol negare i diritti individuali: assolutamente no! Ma il matrimonio è un'altra cosa, e la famiglia nasce dal matrimonio".Dopo le polemiche che hanno accompagnato ieri la preghiera alla Vergine per la nazione, risuonata in tutte le chiese della Francia, e che hanno preso di mira i vescovi accusati di aver mobilitato i cattolici contro il progetto sulle unioni omosessuali, mons. Paglia sottolinea oggi che "purtroppo, c'è una sorta di moda culturale che parte dall'esaltazione assoluta dell'individuo. L'individuo diventa lo snodo di tutto il pensiero, di tutta la politica e dell'economia stessa. Ma è qui - a mio avviso - la radice della crisi: perché quando si incomincia a distruggere il 'noi' che trova nella famiglia la sua prima cellula, mettiamo in crisi la stessa struttura della società".Secondo il capo-dicastero vaticano della famiglia, "ora, non difenderla anzi, ferirla, direi bastonarla come sta accadendo, è veramente miope. In Italia, se non ci fosse stata la realtà familiare, questa crisi economica sarebbe stata drammatica, soprattutto per i più giovani. Ecco perché io credo che dobbiamo recuperare la concezione della famiglia come risorsa indispensabile per l'umanità". "Purtroppo - aggiunge -, si sta rafforzando sempre più la convinzione che la famiglia sia un peso e non una risorsa. Ed è questa una battaglia enorme e centrale che dobbiamo fare tutti: ovviamente i credenti, ma anche attraverso un'alleanza più larga possibile. La crisi contemporanea, se non rinsalda anche culturalmente la centralità della famiglia, rischia di avere un esito certamente più difficile, se non più drammatico".