Imparare la storia di Gesù attraverso un quadro. Ma anche percorrere i racconti dell’Antico Testamento guardando i mosaici o le vetrate di un Duomo. Oppure passeggiando all’interno di un monumento. Insomma vere e proprie aule per la catechesi a cielo aperto. Un progetto al quale lavorano moltissime diocesi italiane, grazie anche a un patrimonio artistico-culturale davvero invidiabile. Del resto di patrimonio artistico al servizio dei docenti di religione si è parlato poco più di due mesi fa in un seminario promosso congiuntamente dal Servizio nazionale per l’insegnamento della religione cattolica e l’Ufficio nazionale Cei per i beni culturali ecclesiastici. Un’occasione per far il punto della situazione, ma anche per offrire esperienze che sul campo sono già attive. Come quelle di cui riferiamo sotto.Ecco che a Reggio Emilia è la Cattedrale della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla a essere al centro dell’iniziativa educativa rivolta alle scuole primarie. Ma c’è anche chi ci ha costruito un vero e proprio percorso educativo con tanto di valutazione scolastica finale, come nel caso del progetto del liceo classico e socio-psicopedagogico «Pietro Colonna» di Galatina, dove si è costruito un percorso didattico con esercitazioni, prove scritte e orali e, appunto, valutazione scolastica finale. Ma anche il Museo diocesano diventa luogo di educazione alla fede, come nel caso di quello della diocesi di Susa.E a dimostrazione di quanto l’arte e la fede possano camminare di pari passo, ieri si è svolto un laboratorio nazionale a inviti promosso dall’Ufficio catechistico nazionale, dall’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e dal Servizio nazionale del Progetto culturale. Significativo il titolo dell’incontro: «Arte e fede, una scommessa attuale: catechesi, percorsi culturali e animazione del territorio». Anche in questa occasione sono state presentate alcune esperienze che hanno dimostrato come sia possibile coniugare arte e fede nella prospettiva della catechesi. REGGIO EMILIA di Edoardo Tincani"Occhio al Duomo", percorso per gli studenti delle elementari
Coinvolgimento, collaborazione, interdisciplinarietà, contemporaneità. In questo cocktail d’ingredienti è racchiuso il successo del progetto per le scuole «Occhio al Duomo», proposto a Reggio Emilia dagli Uffici diocesani di pastorale scolastica e dei beni culturali.È in corso la terza edizione, che mette al centro dell’attenzione l’ambone-pulpito della Cattedrale di Santa Maria Assunta, completamente restaurata all’interno e rinnovata dal punto di vista liturgico con la collocazione di nuovi poli celebrativi. Parlando di ambone, a tema ci sono le «Parole che nutrono lo spirito», sulle quali si stanno interrogando circa 700 bambini degli ultimi due anni della scuola primaria, provenienti da 31 classi della città e della provincia. In questi primi giorni di maggio visiteranno la Cattedrale anche diverse sezioni di scuole dell’infanzia locali e l’obiettivo, per il prossimo anno, è di estendere «Occhio al Duomo» a tutte le materne della Fism (la Federazione delle materne di ispirazione cristiana), che in diocesi sono un’ottantina.Dopo la visita in Cattedrale, che dura dalle 10.30 alle 12 circa, gli studenti si spostano al Museo Diocesano dove, con le loro idee e le loro mani, danno vita ad un lavoro di gruppo-classe. In cerchio sono invitati a dire le parole che rendono la vita più bella e buona; ogni bambino, poi, scrive la sua parola con colori o grafie particolari; i fogli sono poi incollati su delle specie di murales di carta, tappezzati di segni e significati da coltivare.Si comincia col formare i formatori. «Il percorso – spiega la coordinatrice del progetto, Paola Panciroli – prende avvio nel mese di novembre con due pomeriggi dedicati agli insegnanti, che nell’occasione ricevono un kit didattico composto da sette schede a fogli mobili su cui è facile costruire delle lezioni già utilizzabili in aula. Poi vengono le visite e i laboratori». I riscontri dell’iniziativa, visti da scuola, sono incoraggianti. Si ha notizia di bambini che una volta tornati a casa dalla visita in Cattedrale insistono per portarci i genitori. Piacciono anche i laboratori creativi.«Le visite – afferma monsignor Tiziano Ghirelli, direttore dell’Ufficio beni culturali e del Museo Diocesano – hanno un taglio spiccatamente esperienziale. Servono, anche, a vedere l’evoluzione di spazi e arredi liturgici di pari passo coi cambiamenti del modo di celebrare, fino ad arrivare al linguaggio contemporaneo».
SUSA di Chiara Genisio Il Museo diocesano apre le porte "per conoscere la nostra storia"Un processo di integrazione attraverso l’arte dove le diversità arricchiscono. Così don Gianluca Popolla direttore del Museo diocesano di Susa interpreta la collaborazione con gli insegnati di religione. Da una decina d’anni, da quando è stato inaugurato il Museo in Val di Susa si sperimenta, con successo, un cammino di conoscenza del passato «perché ciò che ci precede è un aiuto che ci consente di leggere il presente e di progettare il futuro», sottolinea Popolla. Il Museo come forza propositiva, perché la storia dell’arte deve essere trasmessa, è elemento del nostro Dna. Porte del Museo, quindi, spalancate agli insegnanti di religione, ma non solo, anche di altre discipline per approfondire sotto diversi aspetti la storia dell’arte che ha caratterizzato nei secoli questa valle, porta d’Europa. Oltre un migliaio in questi anni i ragazzi, dalle elementari alle superiori, coinvolti in varie iniziative. «Cerchiamo di offrire ai giovani – racconta don Popolla – più elementi sulla loro storia affinché siano liberi di scegliere il proprio futuro. Le radici cristiane sono parte della nostro passato, se decidono di scartare questa esperienza è importante che almeno prima l’abbiano conosciuta». Ai credenti viene offerto di «conoscere il nostro passato – rimarca il direttore – in un tempo in cui incontriamo sempre più persone di altre culture e religioni». Diversi i progetti messi in campo in questi anni, come lo «specchio infranto» realizzato con studenti delle scuole superiori che hanno «letto e interpretato il territorio» attraverso i registri di Battesimo, matrimonio e morte degli abitanti di Susa tra la fine del Seicento e i primi anni del Settecento. Alcuni studenti degli istituti dai «tecnici» al «classico» hanno analizzato i dati sotto diversi aspetti: religioso, urbanistico, anagrafico. Il risultato è stato un volume presentato in un convegno dove gli stessi ragazzi sono stati i relatori. Chi oggi visita la Cattedrale di Susa dedicata a San Giusto, (XI secolo) può leggerne la storia attraverso un dvd realizzato dai giovani del liceo Des Ambrois. A partire da un scambio di esperienze su come vivere la domenica i bambini delle scuole elementari hanno scoperto (e i genitori con loro) come «leggere la loro chiesa». Ma anche come vivono la dimensione della festa religiosa i loro compagni di differenti confessioni. In tutti coloro che a vario titolo sono stati coinvolti è rimasto un forte legame con il Museo, «un luogo ora conosciuto, diventato parte della loro vita. Uno spazio quotidiano per tanti». L’oggi deve purtroppo registrare uno stop a diverse iniziative, i tagli di bilancio sia nelle scuole che nel settore culturale si sono abbattuti anche in questo angolo di Piemonte.GALATINA di Valentina ChittanoE i cicli pittorici della Basilica diventano materia di studioQuando i colori hanno il potere di raccontare, la parola si fa davvero immagine. E riferisce di storia e fede usando le pareti di uno dei gioielli dell’architettura italiana e uno dei pochissimi monumenti gotici della Puglia. La Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, nel cuore di Galatina in provincia di Lecce, da sempre protagonista dell’arte non solo salentina, è stata protagonista anche di un bel progetto che ha coinvolto gli studenti del liceo classico e socio-psicopedagogico «Pietro Colonna» della stessa Galatina, in provincia di Lecce. L’iniziativa, ideata da Lucia Blago, docente di religione, destinata alla conoscenza dei principali movimenti artistici nazionali e del patrimonio artistico locale, ha voluto porre l’attenzione sulla conoscenza e sulla corretta lettura degli affreschi dei cicli pittorici e di quelli extraciclici della Basilica, compreso il ciclo del chiostro. Le esercitazioni per i ragazzi sono state scritte, orali, scritto-grafiche e pratiche, con la simulazione di una visita guidata. Gli allievi hanno dimostrato molto interesse, partecipando con entusiasmo alle varie attività, volte alla conoscenza storico-artistica-architettonica del monumento, soffermando particolare attenzione sulla figura di Maria nell’arte. Il progetto ha avuto termine con un esame finale, per verificare le abilità, le competenze, le capacità critiche e interpretative riguardanti gli affreschi, in lingua italiana e in lingua inglese. La simulazione si è svolta in basilica, alla presenza di docenti, genitori e turisti. «A febbraio ho partecipato a un convegno a Roma sui beni storico-artistici delle diocesi – spiega Lucia Blago – portando la testimonianza della nostra iniziativa che ha ricevuto un plauso da tutti. Collaboro con la Conferenza episcopale italiana da tempo per sperimentazioni simili nell’ambito del riordino dei cicli scolastici e devo dire che questa esperienza è stata più che positiva. Di certo, visto anche l’apprezzamento da parte della nostra amministrazione comunale e dell’arcidiocesi di Otranto, avremo modo di ripeterla con altri studenti».