Novità per il riconoscimento dei miracoli. Come si sa, per essere proclamati beati, e poi santi, è necessario che un malato guarisca da una grave malattia, in modo scientificamente inspiegabile, dopo aver pregato il "candidato" agli altari. Per questo, all’interno della Congregazione delle cause dei santi, il dicastero vaticano che segue queste vicende, esiste una
consulta medica, specialisti che hanno il compito di giudicare se una malattia sia stata superata o meno in modo miracoloso. Una volta ottenuto questo «sì», in attesa dell’ultima parola che spetta al Papa, toccherà a teologi e cardinali darà un’ulteriore via libera.
Ebbene il
nuovo regolamento pubblicato dalla Santa Sede rende un po’ più rigide le procedure che dovranno essere seguite dalla Consulta medica per riconoscere un miracolo. In particolare, per il via libera occorrerà una
maggioranza di almeno 5 voti favorevoli su 7 o di 4 su 6. Si recepisce così la prassi adottata da Benedetto XVI per correggere la maggioranza semplice (la metà più uno) seguita prima del suo intervento.
Inoltre un presunto miracolo non potrà essere valutato più di tre volte e «per il riesame sarà necessaria una Consulta composta da nuovi membri». Quanto alle spese relative a quello che è un vero e proprio "processo" con raccolta di documenti e testimonianze, «i compensi ai periti saranno corrisposti solo tramite bonifico bancario». Si vuole in questo modo garantire il
massimo della trasparenza.
Non tutte le cause, tuttavia hanno bisogno di un miracolo.
Il martire, cioè chi sia stato ucciso a causa della sua fede, viene infatti proclamato direttamente beato. Esistono poi le cosiddette
beatificazioni o canonizzazioni equipollenti, cioè il Papa decide di estendere a tutta la Chiesa, mediante l’inserimento della sua festa con relativa Messa nel calendario, il culto di chi non sia stato ancora proclamato beato o santo.
Può essere utile infine ricordare che la Chiesa non attribuisce nessun miracolo direttamente ai futuri beati e santi perché a guarire dalle malattie è soltanto Dio. A loro spetta semmai il compito, il merito di intercedere, cioè di pregare il Padre, dietro la sollecitazione dei fedeli.