Benedetto XVI e il suo amore per la natura. Il tutto nelle parole di un testimone diretto che ha vissuto per alcuni anni quotidianamente con il Papa emerito: il suo segretario Alfred Xuereb, sacerdote maltese, che continua a svolgere lo stesso incarico anche per l’attuale Pontefice. L’occasione per parlarne è stata la presentazione a Pordenone venerdì sera l’antologia di testi pronunciati da papa Ratzinger intitolata «Per una ecologia dell’uomo», pubblicata dalla Libreria editrice vaticana (Lev) e curata da Maria Milvia Morciano. Un racconto che monsignor Xuereb ha fatto anche ai microfoni di Radio Vaticana, intervistato da Luca Collodi, al quale il segretario di Benedetto XVI e poi Francesco non nasconde la propria sorpresa per essere stato scelto per presentare il libro. «Ho chiesto, per quale motivo – dice al giornalista di Radio Vaticana –. Non sono né uno scrittore, né un giornalista, tanto meno uno studioso. L’organizzatore dell’evento, mi ha fatto notare che ho vissuto tanti anni accanto a Benedetto XVI. "Ci dia la sua testimonianza", mi ha detto. Poi, devo dire che sento dentro di me, da un certo tempo, un impulso: quello di dare un contributo, piccolo quanto sia, a rivelare la vera identità di papa Benedetto». Una testimonianza necessaria, anche perché «soffro, quando sento commenti che sono lontani dal rappresentare il vero papa Benedetto XVI. Io, che ho avuto la fortuna, la grazia, di conoscerlo da vicino vorrei raccontare la persona che ho conosciuto». E a margine della serata di venerdì sottolinea che Ratzinger «è una personal straordinaria, di cui sono rimasto profondamente affascinato. Da un lato è un uomo di elevatissima cultura, un gigante di profondità, dall’altro lato ha una disarmante semplicità, è di sensibilità rara se non unica, sa costruire dei rapporti senza mai mettere a disagio il suo interlocutore».Così sia nella serata sia nell’intervista, monsignor Xuereb ha riservato nel suo racconto anche qualche aneddoto personale vissuto accanto a Ratzinger nella quotidianità. «Potrei dire che la prima immagine che mi viene in mente di Benedetto XVI – risponde a Collodi – è che si scioglieva davanti agli animali, alla natura, gli piaceva stare fuori, quando uscivamo, per fare una scampagnata, anche quando veniva suo fratello dalla Germania. Ricordando, forse, i momenti in cui, in Germania, da ragazzo, andavano a fare gite nella natura. Ma dobbiamo dire che papa Benedetto non ha amore solo per i gatti, ma per tutti gli animali. Nei confronti degli uccellini, posso raccontare un aneddoto. Qualche anno fa, in inverno, durante una passeggiata nei Giardini vaticani recitando il Rosario, notavamo spesso un merlo bianco. Alla fine del Rosario mi chiedeva se si era fatto vedere, suggerendomi poi di andare a fare qualche foto del merlo. Con l’aiuto dei nostri fotografi, che hanno macchine migliori della mia, sono andato ed ho scattato alcune foto. Quando le ha viste, l’espressione era di meraviglia. Mi disse che erano foto da pubblicare. E qualche giorno dopo, le foto sono finite sull’Osservatore Romano». E anche la presenza di animali accanto alle figure dei santi lo rallegra. Alla fine di una udienza generale «dissi al Papa che un santo da lui benedetto in una circostanza, aveva il cane accanto a sé. Mi rispose: "Alfred, non solo questi santi sono simpatici, ma diventano più umani". Una battuta che rivela la sua attenzione per la presenza del mondo animale accanto a questi uomini che diventano così santi più vicini alla nostra vita quotidiana, potendo rivolgerci loro in confidenza. È molto bello questo».Uscendo dall’aneddotica e tornando ai testi raccolti nel libro edito dalla Lev, monsignor Xuereb ricorda come Benedetto XVI abbia spesso sottolineato che «ritenere il Creato come dono di Dio all’umanità aiuta a comprendere la vocazione e il valore dell’uomo. Non ha senso curare la natura, le piante, e poi disprezzare l’uomo. Il rispetto dell’uomo, come conseguenza, porta al rispetto della natura». E proprio per questo «in questo libro per 39 volte papa Benedetto usa la parola responsabilità. Credo che il libro possa essere un contributo affinché l’umanità possa diventare sempre più responsabile di questo grande dono che il Signore ci ha consegnato, non come padroni, ma in custodia». Un’attenzione al Creato condiviso e fortemente rilanciato anche da papa Francesco, già nella scelta del nome al momento dell’elezione a Pontefice. Ma, precisa Xuereb, «non limiterei il nesso e la continuità solo a questi due ultimi Papi. È una continuità che c’è da sempre. È una storia, perché, appunto, fatta da Pontificati diversi ma connessi l’uno con l’altro. Altrimenti sarebbe solo un libro con vari episodi chiusi. Invece, sono dei capitoli. Voglio ricordare la sensibilità che aveva Giovanni XXIII. Era figlio di contadini, come non poteva avere sensibilità nei confronti del creato? O Paolo VI e Giovanni Paolo II, con le sue uscite a respirare l’aria delle montagne».