giovedì 14 maggio 2015
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Corinaldo, ad esempio. Un paese che in sé è un’opera d’arte, e trasuda storia e arte e tradizione da ogni pietra. Ma è anche il paese che custodisce la casa di santa Maria Goretti, testimone di una fede semplice e forte. E anche, da poco, la sede di un Centro studi sulla violenza alle donne. Tre in uno: arte e storia, fede vissuta e attualità. «Il territorio ci parla, sta a noi saperlo ascoltare e valorizzare », spiega Giovanni Bomprezzi, presidente della cooperativa 'Undicesima ora' di Senigallia. La sua esperienza di 'Parco culturale ecclesiale' è stata una delle voci della mattina conclusiva del Meeting 'Viaggiatori dello spirito, lo spirito del viaggio', organizzato a Bibione dall’Ufficio nazionale Cei per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, con Avvenire e la diocesi di Concordia-Pordenone. Così dev’essere il «turismo dal volto umano», ossia un volto pieno, capace di cogliere la complessità, non appiattito su un suo profilo parziale. Un turismo, ricorda il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, nel messaggio inviato a Bibione, capace di «valorizzare lo spirito di un territorio, la sua arte e le sue bellezze», con una comunità ecclesiale chiamata a «mettere a disposizione un patrimonio artistico, culturale e storico di prim’ordine, nel quale passa anche un’inequivocabile testimonianza di fede». Ieri mattina Giovanni Gazzaneo, coordinatore di Luoghi dell’Infinito, ha intervistato Bomprezzi e altri ospiti e testimoni. Sullo sfondo, la consapevolezza che «dentro di noi c’è comunque una domanda di vero, di bene e di bello, non solo di svago e avventura. E l’impronta del vero viaggiatore e pellegrino è la nostalgia dell’infinito». Se il mondo del turismo è così complesso, osservava don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale Cei, è necessario che la comunità ecclesiale sia «nei pascoli più che negli ovili», ossia abbia la capacità di andare incontro agli ospiti. La base, spesso, si dimostra intraprendente e agisce senza attendere direttive dall’alto.  E le cose, a volte, sorgono quasi da sé. Come “Terre di Senigallia”, da cui nel 2011 nasce “Undicesima ora”, cooperativa che intende creare occupazione temporanea attorno a progetti di agricoltura, cultura e turismo. «Vengo dalla Caritas – confessa Bomprezzi –. All’inizio non immaginavo che saremmo diventati agenzia e tour operator. A poco a poco siamo venuti a conoscenza dei nostri luoghi della fede, una fede semplice ma forte, capace di plasmare la nostra terra, cose in gran parte ignote e noi stessi che la abitavamo. Verità e bellezze». Ma se Caritas vuol dire, in senso lato, «arricchire l’uomo del nostro tempo», diventa logico collaborare con parrocchie e comuni per esaltare le eccellenze. Come Corinaldo.  L’ideale sarebbe poter sempre trovare accoglienza e collaborare nello spirito indicato da Andrea Babbi, direttore nazionale dell’Enit, che vorrebbe poter «aprire ai territori, ai privati, alle realtà ecclesiali per creare relazioni, alleanze e aperture». O come accade a Bibione dove «noi imprenditori ci troviamo a inseguire la parrocchia» e lo stesso formidabile organo della chiesa «è diventato un’attrazione turistica», come spiega Giovanni Mazzarotto, presidente del Consorzio turistico.  Con questo spirito è bello mettersi in cammino, viaggiare e peregrinare, perché «il viaggio – conclude  Marco Tarquinio, direttore di Avvenire – è parte dell’alfabeto dell’umano, scrive e segna le nostre vite ». Per chi arriva tra noi, la qualità dell’accoglienza è decisiva: «Dobbiamo ridiventare consapevoli del patrimonio che abbiamo e dobbiamo condividere anche con chi sembra molto diverso da noi. Perché, alla fine, l’accoglienza conquista».
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