Afferma sorridente di essere due volte felice per l’imminente visita del Papa, in quanto lo accoglierà come presidente della Conferenza episcopale tedesca e quindi, nell’ultima tappa del viaggio, come arcivescovo di Friburgo. Monsignor Robert Zollitsch non sembra affatto preoccupato per le polemiche della vigilia. Ci è abituato. 73 anni, eletto a capo dei vescovi tedeschi nel 2008, si è trovato ad affrontare gli strascichi del caso Williamson, il vescovo tradizionalista che negava l’Olocausto, quindi il dramma degli abusi sessuali sui minori. Ma se è vero che la Chiesa in Germania vive un momento particolarmente difficile, «ciò significa che Benedetto XVI arriva nel momento giusto per rafforzarci nella fede», ci dice monsignor Zollitsch in quest’intervista esclusiva al nostro giornale.
Papa Benedetto XVI arriva in Germania per la sua prima visita ufficiale di Stato. Lei, eccellenza, cosa si aspetta da questo viaggio?Sarà una grande festa di gioia e di speranza non solo per i cattolici ma per tutti i tedeschi. In particolare, per la nostra Chiesa costituirà un grande incoraggiamento a vivere la fede cristiana in modo autentico ed a guardare con ottimismo alle sfide che abbiamo di fronte. Non a caso il motto di questa visita pastorale del Santo Padre è «Dove c’è Dio là c’è futuro».
C’è ancora posto per Dio nel futuro della Germania?Sì, certamente! Tutta la nostra azione pastorale si basa sul principio che Dio è presente. Questa coscienza si è affievolita ma devo dire che non è scomparsa del tutto: l’80 per cento dei tedeschi si definiscono persone religiose, legate ad una fede.
Però la Chiesa cattolica del suo Paese attraversa una crisi profonda, come dimostra il numero crescente di coloro che smettono di dichiararsi cattolici. A suo avviso ciò dipende dallo scandalo degli abusi sessuali, esploso in Germania due anni fa, o ci sono ragioni più profonde?Siamo di fronte a un nuovo secolarismo che si manifesta in modo sempre più evidente. È vero, il numero elevato di coloro che hanno lasciato la Chiesa cattolica l’anno scorso trova probabilmente la sua spiegazione nello choc causato dagli abusi sessuali cui lei accennava. Ma se allarghiamo lo sguardo all’ultimo decennio, possiamo notare che gli abbandoni della Chiesa evangelica sono ancora più numerosi. Ciò significa che il problema investe tutte le Chiese cristiane in Germania e ha a che fare con l’avanzata della secolarizzazione.
Eccellenza, lei ha dato inizio ad un ampio processo di dialogo e di riflessione all’interno della comunità ecclesiale. Qual è lo scopo?Ci sono domande che vengono sollevate sempre più frequentemente all’interno delle nostre realtà parrocchiali e associative. Domande che prendiamo in seria considerazione. Per questo, insieme a tutto l’episcopato, abbiamo dato il via ad un processo di dialogo e di riflessione che è iniziato quest’anno e si concluderà nel 2015, in coincidenza con le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II.
Non teme che questa larga consultazione finisca come il Sinodo tenuto dai vescovi tedeschi a Würzburg nei primi anni Settanta, tra polemiche e divisioni?Assolutamente no. Anche perché quel che abbiamo iniziato a fare non è un Sinodo, cioè un’assemblea chiamata a prendere decisioni, ma un forum di dialogo che mira al confronto ed alla riflessione.
Recentemente Lei si è augurato un cambio d’atteggiamento della Chiesa nei confronti dei divorziati risposati. Come pensa possa avvenire questo cambiamento nel rispetto della dottrina tradizionale cattolica?Non ho mai pensato di mettere in discussione l’indissolubilità del matrimonio. La dottrina cattolica non cambia. Io mi sono semplicemente posto una questione che riguarda anche l’azione pastorale. In Germania il 30 per cento dei matrimoni finisce con un divorzio. La mia domanda è: come possiamo integrare meglio queste persone nella vita della Chiesa?
Lei, insieme ad altri vescovi della Conferenza episcopale tedesca, si è incontrato a fine agosto con il Papa a Castelgandolfo. Mi può dire con quale stato d’animo Benedetto XVI si prepara a compiere il suo terzo viaggio in Germania?Devo dire che sono rimasto molto colpito da come il Santo Padre risulti informatissimo sulla Germania e in particolare sulla Chiesa tedesca. Conosce tutto, anche i minimi dettagli. Abbiamo parlato anche delle manifestazioni di protesta che sono state preannunciate nel corso della sua visita a Berlino. Lui non è apparso per niente preoccupato. Ci ha ricordato che anche alla vigilia della visita in Inghilterra un anno fa si dicevano le stesse cose ma poi tutto andò molto bene. Ho trovato il Santo Padre molto tranquillo e contento.
Nel corso del suo viaggio Benedetto XVI incontrerà i rappresentanti della Chiesa evangelica. Come sono i rapporti con la Chiesa cattolica?Dopo secoli di guerre e aspre tensioni, oggi viviamo in un clima fraterno, cercando di dare una testimonianza comune della fede in Cristo. Il Papa si recherà ad Erfurt, andrà nel monastero agostiniano dove visse il giovane Lutero quand’era ancora cattolico. Parlerà della sua persona e non solo della dottrina. E inviterà le Chiese a proseguire con determinazione sulla strada del dialogo.
Eccellenza, il viaggio del Santo Padre si concluderà nella sua diocesi, a Friburgo, da sempre considerata un bastione del cattolicesimo in Germania...Sì, lo è da centinaia d’anni ed è rimasta tale ancora oggi. Prevediamo un grande bagno di folla per il Santo Padre che s’incontrerà con i fedeli, gli operatori ecclesiali e i giovani. Sarà davvero una grande festa della fede.