sabato 2 aprile 2016
Sull’esortazione post-sinodale «Amoris laetitia»: il Papa è un rinnovatore, non un rivoluzionario. Il cardinale al Congresso europeo sul tema dell’Anno Santo: la Chiesa non può essere «escludente». Mano tesa a chi è in difficoltà.
Kasper: la misericordia oggi fa rivivere Dio
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«Non l’indice puntato, ma la mano tesa per aiutare le persone in difficoltà e ho fiducia che il Papa troverà le parole giuste anche per fare pace nel dibattito, soprattutto per confortare le famiglie e spiegare quello che è il concetto cristiano della famiglia». È il commento del cardinale Walter Kasper, interpellato da Avvenire sull’Esortazione postsinodale Amoris laetitia di papa Francesco  che sarà presentata il prossimo 8 aprile. A margine del Congresso apostolico europeo sulla misericordia, in corso a Roma nella Basilica di Sant’Andrea della Valle, il teologo Kasper – che ha tenuto una meditazione ad hoc sul tema giubilare – ha precisato di non aver letto ancora l’esortazione e di non aver mai detto di aspettarsi un testo rivoluzionario, come hanno riferito i media: «Il Papa non è un rivoluzionario ma un rinnovatore e rimane sulla linea del Sinodo. Abbiamo votato il documento con la maggioranza dei due terzi». La visuale del Papa è quella della misericordia, ha sintetizzato il cardinale, ed «è verosimile che “integrazione”, come è stato rilevato al Sinodo, potrà essere anche la parolachiave dell’esortazione apostolica post- sinodale, perché la Chiesa non può essere escludente». Nella sua ampia e articolata riflessione a partire dal nome di Dio che è misericordia, Kasper ha evidenziato un problema proprio della pastorale di oggi: quello di come parlare di Dio in una situazione dove Egli è diventato uno straniero, specialmente in Europa, dove non sembra esserci più. «I cristiani – ha affermato il porporato – hanno una certa colpevolezza in questa situazione, perché essi spesso parlano di Dio in un modo che non corrisponde esattamente al Vangelo, e spesso non vivono la Buona Notizia ». Sulla scia del Concilio, seguita da papa Francesco, la situazione attuale può invece diventare il kairòsper una purificazione della nostra proclamazione di Dio, perché non basta affermare che Dio esiste, occorre dire e testimoniare chi è Dio e come è Dio a partire dal Vangelo di Gesù Cristo. «Dio è amico della vita, non gode della morte del malvagio ma vuole che si converta e viva. Non ci forza mai ma ci corteggia con grande rispetto e con pazienza mite e lungimirante. Come il padre misericordioso nel Vangelo, ci aspetta già da lontano, ci lascia tempo, sempre e di nuovo sta alla porta del nostro cuore e bussa. La sua misericordia non ha un’aria di superiorità, che opprime o forza la libertà, ma ci dà la libertà», ha spiegato Kasper. E, ha aggiunto, guardando al male, alle ingiustizie, alla corruzione e ai crimini orribili di oggi, solo la misericordia di Dio garantisce l’esistenza del mondo; senza la misericordia, il mondo sarebbe perduto e non esisterebbe più. E alla domanda su come parlare di Dio e della sua misericordia nel mondo di oggi, risponde Gesù stesso nel Vangelo: «Potete incontrarmi nei poveri, negli affamati, assetati, rifugiati, e in tutti i miei fratelli e sorelle bisognosi». Per Kasper c’è bisogno di una «mistica degli occhi aperti», una «spiritualità dagli occhi aperti», che sappia vedere le persone sofferenti, nella miseria e sappia riconoscere in essi Cristo, che riscopra che Dio non è né lontano né irriconoscibile nel nostro mondo: «Dio ci aspetta lì, nei nostri fratelli e sorelle. E con le nostre opere di misericordia possiamo dare testimonianza che il Dio vivente nel sacramento del fratello è vicino e presente in mezzo al mondo». L’immagine che più incarna la Chiesa «non rinchiusa in se stessa, solo per un’élite», ma «dalle porte aperte e missionaria » secondo Kasper è perciò quella di una Chiesa che «sa che non si può parlare di Dio, il cui nome è misericordia, senza vivere la misericordia. Che non si può parlare di misericordia senza esserne testimoni».  Anche per l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, intervenuto ieri pomeriggio al congresso, «la credibilità della Chiesa si gioca sul vivere la misericordia ». E nella sua analisi il filosofo Luigi Alici, docente di filosofia morale all’Università di Macerata, ha rilevato come nella società postmoderna «la misericordia non è retroguardia assistenzialistica, ma retroguardia profetica ». «Quando tutti percepiscono la crisi come un inquietante buco nero – ha detto Alici – il profeta è colui che è capace di vedere il bene nelle macerie, la pace dove gli altri vedono solo disgregazione ». «La misericordia – ha proseguito – scavalca il catastrofismo necrofilo del sistema mediatico e di quei cristiani che hanno lo stile di una Quaresima senza Pasqua, come dice il Papa». La giornata di ieri del World Apostolic Congress on Mercy si è conclusa con una «notte di Riconciliazione» nelle chiese aperte dalle 18 alle 24 per le Confessioni.
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