Ci sarà anche il Papa emerito Benedetto XVI alla cerimonia di beatificazione di Paolo VI. Lo ha annunciato ufficialmente ieri il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ricordando come Joseph Ratzinger fu creato cardinale proprio da papa Montini e che attualmente sono in vita solo altri due porporati che ricevettero la porpora dal Pontefice bresciano: il brasiliano Paulo Evaristo Arns e lo statunitense William Wakefeld Baum. La notizia è stata data nel corso di una conferenza stampa a cui ha partecipato il cardinale Giovanni Battista Re, bresciano come Paolo VI, che lavorò nella segreteria di stato vaticana negli ultimi sette anni del pontificato montiniano. Il porporato, prefetto emerito della Congregazione per i vescovi, ha tra l’altro sottolineato quanto sia stato fondamentale il ruolo del Pontefice nel portare a termine il Concilio Vaticano II. E ha poi ricordato che proprio a Montini si deve l’istituzione del Sinodo dei vescovi. «Pochi come lui – ha poi aggiunto – hanno saputo capire le ansie, le attese e le aspirazioni degli uomini e delle donne del nostro tempo. Fu proprio molto sensibile alle sfide che la modernità poneva alla fede e in questo si rivelò un grande uomo di dialogo». Il cardinale Re ha quindi auspicato che la beatificazione possa far riscoprire la figura del Pontefice bresciano Paolo VI. «L’augurio è proprio questo – ha detto –: che la beatificazione di Paolo VI serva a far conoscere di più questo Papa e anche a far accogliere il grande messaggio che ci viene da tutta la sua vita, che è stata realmente ricca di spiritualità». Alla conferenza stampa ha partecipato anche il padre redentorista Antonio Marrazzo, postulatore della causa di beatificazione, che ha fornito alcune informazioni sul miracolo attribuito a Papa Montini, sull’arazzo raffigurante il nuovo beato che verrà dispiegato domenica e sulla reliquia che verrà esposta. Il religioso ha innanzitutto ricordato che non si beatifica solo il Papa ma tutto l’uomo Giovanni Battista Montini. E dopo aver evidenziato che Paolo VI ha sempre difeso la vita ha spiegato come il miracolo che gli consente di salire agli onori degli altari sia proprio la guarigione di un feto gravemente malato alla 24ª settimana, avvenuto 13 anni fa negli Stati Uniti. Oggi, ha rivelato il religioso, il bambino è un sano tredicenne. Tuttavia, ha aggiunto, né lui né i suoi genitori - per questione di privacy - saranno presenti alla beatificazione. L’immagine dell’arazzo di Paolo VI, ha informato quindi il postulatore, è tratto da una scatto di Pepi Merisio, fotografo di fiducia e amico del Pontefice, e ritrae Montini in piedi sorridente con le mani levate verso il cielo. Padre Marrazzo ha quindi confermato che il corpo del beato rimarrà nella tomba attuale nelle Grotte Vaticane e che non è stata fatta ricognizione sul corpo. Come reliquia che verrà presentata a Papa Francesco - durante la celebrazione - ci sarà, in una teca, una maglia macchiata di sangue che Paolo VI indossava a Manila nel 1970 quando fu vittima di un attentato. Alla conferenza stampa di ieri hanno partecipato anche i rappresentanti delle diocesi di Brescia, don Pierantonio Lanzoni, e di Milano, don Davide Milani, che hanno informato su tutta una serie di iniziative legate alla beatificazione. In particolare a Brescia, terra natale del Beato, si vivrà un Anno montiniano proprio a partire da domenica fino all’ 8 dicembre del 2015. A Milano invece la cerimonia di beatificazione verrà trasmessa in diretta su un megaschermo in 4K montato in Galleria Vittorio Emanuele II: sarà un evento mediatico offerto grazie anche alla collaborazione di Ctv, Sony e Comune di Milano. Padre Lombardi ha infine spiegato che per il giorno della beatificazione di Paolo VI, la liturgia avrà anche una veste musicale d’eccezione. Durante la cerimonia infatti ad affiancare la Cappella Sistina ci sarà infatti anche il Coro del Duomo di Milano. E sarà eseguito anche un componimento inedito, ispirato all’esperienza di vita di Papa Montini, e cioè l’Inno ufficiale
“In nomine Domini”. La musica è del direttore della "Sistina", don Massimo Palombella, e il testo del gesuita padre Eugenio Costa.