Enea, naufrago sulle rive di Cartagine, si reca al banchetto, invitato dalla regina Didone. E durante il convivio l’eroe dell’Eneide narra la propria storia, dalla distruzione di Troia fino a quel giorno. La città conquistata grazie all’astuzia di Ulisse, il cavallo di legno, la fuga tra le fiamme...Enea prosegue narrando le vicende, la barbara uccisione del re Priamo, l’incontro con Elena considerata causa della guerra, la fuga con la flotta dei seguaci, gli approdi in tanti lidi del Mediterraneo, le Arpie persecutrici, l’incontro con Andromaca, moglie del generoso Ettore ucciso da Achille.... E poi Polifemo, il Ciclope, l’attracco all’odierna Trapani, la morte del padre Anchise, fino alla tempesta e all’arrivo dei superstiti sulle rive cartaginesi.
Il racconto di Enea crea il sortilegio archetipo della poesia: interrompe il tempo, incanta la bellissima regina, le suscita amore. Una voce che narra, come nelle Mille e una notte, dove la voce è di Sherazade, crea un incantesimo, e conduce l’ascoltatore in un’altra dimensione. Questo incantesimo, più dell’intervento degli dèi, fa nascere l’amore in Didone. Che, turbata, ora guarda rapita Enea, lei che mai aveva pensato lontanamente a un uomo dopo la morte del marito Sicheo.
L’incanto della voce narrante.
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