Se l’Europa poté conoscere il mondo d’Oriente narrato nel Milione, ciò avvenne per una coincidenza: nel 1218 il mercante veneziano Marco Polo, catturato dai genovesi dopo una battaglia navale tra le due città (era tornato dopo 15 anni di Cina per sistemare gli affari), fu imprigionato a Genova. Nella casa del Podestà: era un prigioniero di riguardo.
Nella stessa cella un letterato toscano, Rustichello da Pisa. Lo scrittore trovò una straordinaria occasione: Polo era un protagonista e testimone di storie inaudite.
In un anno il veneziano riassunse e dettò all’amico tre lustri di esperienze orientali. Dalle meraviglie del viaggio alla favolosa corte del Gran Khan, di cui era divenuto ambasciatore.
Il libro fu subito epocale.
Un particolare non deve sfuggire: la prima stesura non fu mai rivista, perché dopo un anno Marco Polo, liberato, tornò ai suoi viaggi e ai suoi affari, ripartendo per la Cina, disinteressandosi completamente del Milione e del suo successo.
Se il viaggiatore più famoso di ogni tempo non fosse stato imprigionato nelle carceri della repubblica rivale Il Milione non sarebbe mai stato scritto. Il libro che svela l’Oriente e la gloria di un veneziano e di Venezia fu scritto a Genova, grazie al fatale, involontario intervento dei genovesi, della repubblica rivale.
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