venerdì 15 aprile 2016
​Dalle scuole ai parchi: premi agli anziani più attivi. L'allungamento della vita può rappresentare una risorsa per tutti se ben gestito. Domani al festival del Volontariato di Lucca viene presentato un progetto di legge firmato da Edoardo Patriarca.
Una legge per incentivare l'utilità dei nonni
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Progressi della medicina e denatalità. Eccoli i due spauracchi degli economisti. Un miscela detonante, che mette a rischio i capisaldi dei tradizionali equilibri socioeconomici. Con gli istituti di previdenza messi a dura prova, i servizi sanitari caricati di patologie croniche, la componente attiva del mondo del lavoro – quella che dovrebbe sostenere tutto – che si assottiglia più della calotta artica, liquefatta dall’effetto serra. Sì, perché l’invecchiamento del pianeta Terra è una tendenza globale, anche se il problema è sicuramente più grave nel mondo industrializzato. Gerhard Heilig, demografo austriaco, l’8 aprile scorso con un tweet ha ricordato che «per la prima volta nella storia umana ci sono più persone anziane, cioè sopra i 65 anni, che bambini sotto i 5 anni». Anche il Fondo monetario internazionale proprio in questi giorni ha rilanciato l’allarme. Nel Global Financial Stability Report, che il Fmi presenterà la prossima settimana a Washington, afferma che i bilanci degli Stati sono messi a rischio dall’allungamento della vita media: «Se l’aspettativa di vita media crescesse di tre anni più di quanto atteso ora entro il 2050, i costi potrebbero aumentare di un ulteriore 50%». I rischi della longevità, avverte il Fmi, se non affrontati in tempo, «potrebbero avere un ampio effetto negativo su settori pubblici e privati già indeboliti». L a lettura del Fondo monetario è quella nota: le persone che vivono a lungo «consumeranno una quota crescente di risorse, pesando in questo modo sui conti pubblici e privati». Problemi reali, certo, come reali sono i conti da far quadrare. Che però rivelano un approccio puramente economicistico con parecchi limiti: quello che considera i pensionati come risorse umane perse, soggetti usciti dal circuito produttivo, insomma, zavorre per i sistemi di welfare. E stop. Un approccio riduttivo, che ignora il patrimonio esperienziale e le capacità di persone ancora per molti anni in grado di contribuire, pur se in modo diverso, al benessere sociale. Papa Francesco, col suo stile diretto, lo dice da sempre. Lo ha ripetuto all’udienza generale del 4 marzo scorso, ricordando come «la vita si è allungata, ma la società non si è 'allargata' alla vita». Cioè non si è «organizzata abbastanza per fare posto a loro». È «la cultura del profitto», ha detto il Papa, quella che «insiste nel far apparire i vecchi come un peso». E allora «qual è il risultato di pensare così? Vanno scartati», dice Jorge Bergoglio. Possibile che una società che sa cavare ricchezza dai rifiuti, non è in grado di 'riciclare' e valorizzare come merita la componente più matura della popolazione?  Eppure sono tanti, hanno tempo, spesso molta voglia di fare. In molti già si rendono utili nel volontariato. Altrettanti però passano le giornate inattivi. Eppure è acclarato da un’ampia letteratura scientifica che l’attività fisica e intellettuale migliora lo stato di salute. Oggi nel volontariato circa una persona impegnata ogni sette ha più di 64 anni. L’associazionismo della terza età da tempo organizza attività per migliaia di nonni. Ma i margini di miglioramento sono amplissimi. Per questo anche in Parlamento sta crescendo l’attenzione per un intervento normativo che sostenga e favorisca l’invecchiamento attivo. Ci sta provando Edoardo Patriarca, presidente del Centro Nazionale del Volontariato e deputato Pd, che ha depositato un progetto di legge scritto con tre associazioni del settore: Auser, Anteas, Ada. È il pdl 3538, primo firmatario il deputato carpigiano, depositato il 18 gennaio e assegnato alla XII commissione Affari sociali. Nove articoli, intitolati «Misure per favorire l’invecchiamento attivo della popolazione attraverso l’impiego delle persone anziane in attività di utilità sociale e le iniziative di formazione permanente». La proposta sarà presentata domani, sabato 16 aprile, a Lucca, al Festival Italiano del Volontariato, l’appuntamento annuale organizzata dal Centro Nazionale per il Volontariato e dalla Fondazione Volontariato e Partecipazione. Il fenomeno del volontariato della terza età d’altronde è da tempo sotto la lente di sociologi e statistici. Tania Cappadozzi dell’Istat a dicembre 2014 ha elaborato i profili dei volontari in Italia anche grazie al contributo della rete CSVnet e della Fondazione Volontariato e Partecipazione. Il tasso di volontariato dunque è del 12,6%, ovvero 6,63 milioni di persone: e cioè i 4,14 milioni di cittadini organizzati in gruppi o associazioni più quasi altri 3 milioni di 'cani sciolti'. Nel volontariato organizzato gli ultrasessantacinquenni sono l’11,5%, in quello informale l’8,9%. Quasi 800 mila volontari, dunque. Chi tra gli anziani fa volontariato, dice l’Istat, si occupa di assistenza sociale e protezione civile (21,4%), di istruzione e ricerca (16,8%), di promozione del volontariato e solidarietà internazionale (16.8%), poi di sanità (15,9%), tutela dei diritti e sindacato (15,1%), cultura, sport e ricreazione (13%), ambiente (11,9%). La proposta di legge Patriarca si focalizza sulla promozione delle «attività di utilità sociale».  Piccoli e grandi servizi al territorio che possono migliorare la qualità della vita per molte famiglie. L’articolo 4 parla – tra gli altri – di «sorveglianza presso le scuole per l’infanzia»; accompagnamento «dei bambini durante il percorso» casa-scuola; vigilanza «su parchi e giardini pubblici» come su «monumenti e beni culturali»; ma anche «aiuto alle persone temporaneamente non in grado di svolgere piccoli compiti giornalieri»; promozione della fruizione culturale «anche attraverso la vigilanza dei musei e delle biblioteche comunali». Tutto in collaborazione con le organizzazioni del volontariato. I comuni sono tenuti «ad assicurare le persone anziane» contro «i rischi di infortunio» e per «la responsabilità civile». In cambio i volontari dai capelli bianchi potranno fruire di «opportunità culturali, formative e ricreative fornite anche gratuitamente o a costi ridotti, ma anche di «un buono pasto per ogni giorno» di attività sociale.  «Questo progetto di legge nasce dalla riflessione avviata nel 2012, Anno europeo dell’invecchiamento attivo», spiega Edoardo Patriarca. «Anteas, Auser e Ada elaborarono un documento e un testo di legge che nel gruppo del Partito democratico abbiamo ripreso in esame. È il frutto del percorso di attenzione all’anzianità – di cui fa parte anche il tema dei caregiver familiari – nell’ambito del sostegno e alla valorizzazione della famiglia».  Patriarca ha elaborato un nuovo testo confrontandosi con le associazioni di settore. Il prossimo passo sarà la calendarizzazione. «La sfida è culturale: mettere a tema, in un Paese con bassa natalità e alta longevità, l’argomento dell’invecchiamento attivo. Non come un problema, ma come un percorso, per la partecipazione alla vita delle comunità». Per Patriarca «bisogna trasformare il problema in occasione di crescita: sostenendo la natalità, è ovvio, ma anche l’invecchiamento attivo. È un dato naturale, una prospettiva, non un 'pezzo' della vita». La proposta di legge affida tutta la promozione delle attività ai Comuni e ai territori, assieme al Terzo settore, senza tirare in ballo piani nazionali». Qualcuno parlerà di 'manodopera a basso costo per comuni con in rosso': «Ma no – assicura il deputato dem – perché le attività di utilità sociale hanno soprattutto un valore di relazionalità. I volontari non possono sostituire in una biblioteca le figure professionali, ma possono aiutare a tenerla aperta più a lungo. Come impedire la chiusura della fruizione turistica di una chiesa». Non solo: Patriarca è convinto che vadano «valorizzate le competenze, professionali o culturali degli anziani, come nell’ambito dei percorsi di scuola-lavoro». Un modo di concretizzare quel patto tra generazioni su cui si spendono molte parole ma poche iniziative concrete.
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