giovedì 28 aprile 2016
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Carissimo direttore, permetta a un ultranovantenne l’espressione più che affettuosa. Questa nostra umanità, sparpagliata dalla tempesta delle “grandi logiche”, ha smarrito il senso dell’altro; mi dà l’impressione di un arcipelago di isole vaganti. Ognuno lancia idee di grandi conquiste, ma trascura di “valutare” che cosa vincerà e, nell’eventualità, chi si godrà la vittoria. Domenica 17 aprile abbiamo sperperato altro denaro per una consultazione “fallita”, e per ottenere che cosa? A Napoli si canta: «… dimane pens’ ’a ’e riebbit; stasera so’ nu re! » (domani penso ai debiti, stasera mi sento un re). Dovremmo sapere da tempo che ormai le votazioni non allettano più, se non quelli direttamente interessati. E non ci conforta il dire che si trattava di referendum; perché neanche le elezioni politiche ai vari livelli hanno avuto tanto successo. Né dobbiamo dar merito a chi avrebbe incitato al non-voto. Perché anche la credibilità di questi è molto ridotta. Che almeno questo fosse di lezione! Ma andiamo al punto: qual è il problema più grave, da risolvere per la salute dell’uomo, “l’estrazione” del petrolio, o “come” si estrae; o lo smaltimento delle scorie, o l’inadeguato funzionamento dei depuratori? D’altra parte, una volta fermate le trivelle, per sanare le zone inquinate occorrono tempo e impegno… Perché non farlo senza fermare le trivelle? Ci vogliono più soldi per una saggia “lavorazione”! Ma ci sarebbero altri posti di lavoro; e quelli eviterebbero la cassa integrazione. Intanto non possiamo fare a meno di continuare a bruciare i prodotti del greggio raffinato; magari importato dall’estero… per soddisfare la produzione industriale! Senza contare le petroliere che lavano le cisterne direttamente in mare e qualche volta perdono il carico… Non è forse l’ora di cominciare a studiare, con scienza e coscienza, le vere cause della crescente mortalità per cancro? Che cosa mangiamo? Che acqua beviamo? Che aria respiriamo? Anche la politica è inquinata; meno male che non è commestibile. E pensare che in questo bellissimo Paese c’è tanta terra da zappare! Angelo Ambrisi Mondragone (Ce) A un ultranovantenne permetto questo e altro, gentile e caro amico. E soprattutto sto a sentire quel che ha da dirmi con interesse ed enorme rispetto. Ogni volta capisco un po’ meglio perché tutti voi – gli unici “grandi vecchi” che amo – avete ricostruito questo Paese dopo una guerra devastante, mettendoci testa e cuore, e senza fare tante storie. E perché noi, invece, stiamo facendo tanta fatica a gestire un cambiamento di modello di sviluppo, che è impresa seria, ma non altrettanto impervia. Continuo a sperare che, tutti insieme e partecipando davvero, ci riesca di essere all’altezza di padri e madri, di nonni e nonne. Grazie. (mt) GRATO PER IL RICORDO DI RENATO SCLARANDI Caro direttore, l’articolo di Matteo Liut dedicato a «Sclarandi. L’angelo del lager» su “Avvenire”, sezione “Agorà”, 21 aprile, mi ha ricondotto con il pensiero al lager di Gross Hesepe dove ho vissuto una indimenticabile esperienza di fede e resistenza, con i meravigliosi amici della associazione di Azione Cattolica “Renato Sclarandi” e con il nostro assistente don Aldo. Al carissimo Rimero Chiodi va anche il merito di avere curato il diario dedicato a “La Gioventù Italiana di Azione Cattolica (Giac) nei lager nazisti”. «Sono pagine che onorano non solo la Giac ma la Chiesa italiana », come scrive nella prefazione Luigi Gedda. Renato Sclarandi è stato anche ricordato in una magistrale intervista realizzata da Marina Corradi il 20 agosto 2009. Grazie, grazie, grazie a Matteo Liut. Sergio Lecconi (classe 1921) Mantova
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