Un’altra votazione parlamentare, respingendo la mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro dell’Interno Angelino Alfano, ha confermato la fiducia al governo di Enrico Letta, e così – con l’andar del tempo – si è allontanata, ormai definitivamente, l’ipotesi di un ricorso al voto anticipato in autunno. Ma la crisi di governo e legislatura, fortemente voluta da settori politici e dell’informazione, è stata solo rinviata o è stata evitata una volta per tutte? È difficile dirlo, ogni giorno ha la sua pena, la situazione del Paese resta difficile, ma il governo ancora una volta ha evitato una sconfitta, il che, di questi tempi, equivale a una mezza vittoria.
Nella tradizionale cerimonia del ventaglio, rispondendo agli auguri di buone ferie della stampa, Giorgio Napolitano aveva messo tutto il peso della sua autorevolezza a sostegno della stabilità di governo, ricordando il principio di realtà cui obbedisce l’esistenza dell’unica maggioranza possibile in seguito all’esito elettorale. Il sostegno del Quirinale non ha solo il valore di un forte incoraggiamento, ha anche il senso di una richiesta di lealtà alle forze politiche che avevano chiesto all’anziano presidente di accettare un nuovo mandato in cambio dell’impegno a una fase straordinaria di collaborazione e di riforma.
All’Italia serve, infatti, un governo pienamente responsabile, che è una condizione preliminare necessaria (anche se non di per sé sufficiente) per affrontare le complesse tematiche delle riforme economiche e di quelle istituzionali ed elettorali. Le serve, anche se di questo in generale non ci si rende conto, un esecutivo stabile e autorevole per affrontare le sfide che vengono dall’esterno, sia quelle esplicite come il confronto in corso nell’Unione Europea tra linee iper-rigoriste e aperture agli investimenti per recuperare una prospettiva di crescita, sia quelle – appeno meno evidenti – legate anche all’instabilità politica nel Mediterraneo. Forse persino nella confusa vicenda dei rapporti con le rappresentanze diplomatiche del Kazakistan si può leggere in controluce sia l’esigenza – piuttosto evidente – di rimettere la politica al proprio posto di responsabilità e servizio e di stringere i bulloni di una burocrazia amministrativa assai potente ma fallibillisima, sia quella – tuttora inestricabile – di evitare di restare col cerino in mano in una lotta per le influenze sul sistema di approvvigionamento energetico che, dalla crisi libica in poi, si va facendo sempre più serrata.
Identificare e difendere l’interesse nazionale concretamente e non solo con vacue declamazioni non è semplice, può comportare errori più o meno comprensibili, ma in ogni caso richiede l’esistenza di un’autorità di governo riconosciuta che possa ragionare su interventi che abbiano un respiro strategico proiettati nei tempi necessari. Il governo deve ancora dimostrare di essere in grado di trasformare un equilibrio politico che nasce dallo stato di necessità in una piattaforma sufficientemente solida per costruirvi riforme concrete e condivise. Quel che si può dire è che, resistendo agli assalti, ha dimostrato di potersi esercitare in questa complessa operazione, che richiede molto pragmatismo e un minimo di disponibilità all’ascolto reciproco. L’aver retto, insieme, alle campagne del 'partito della crisi' ha determinato una sorta di solidarietà tra le forze politiche che partecipano alla «strana maggioranza » più attiva di quella originaria, basata solo sul comune riconoscimento dell’assenza di alternative.
Vedremo se da questo nuovo spirito nascerà un atteggiamento più costruttivo, in cui per esempio si cercano insieme soluzioni strutturali che rendano compatibili con la tenuta dei conti le necessarie e promesse operazioni di riduzione della pressione fiscale (invece di limitarsi ad esigere dall’esecutivo risposte certe in tempi certi, come se fosse una controparte...). Si farebbe qualche passo nella direzione giusta, che è poi quella della corresponsabilità, senza la quale ogni intesa si dimostra politicamente fragile e operativamente faticosa. I compiti delle vacanze per il governo Letta-Alfano saranno molto esigenti e impegnativi, ma ora almeno si ha la ragionevole certezza che avrà il tempo per cercare di svolgerli.