Al terzo giorno, i milanesi hanno cominciato a farsi qualche domanda. L’impalpabile nube maleodorante che da domenica si leva dal rogo dei rifiuti accatastati (senza autorizzazione) in un’area di 16mila metri quadri nel periferico quartiere della Bovisasca si è sparsa sull’emisfero occidentale della metropoli come un’enigmatica presenza. Da lunedì chi abita tra Niguarda, Fiera e Giambellino si sveglia con l’idea allarmante di aver lasciato qualcosa sul fuoco, poi l’odore si precisa, diventa l’odioso puzzo di plastica e gomma bruciate insieme, prende alla gola, e porta ad aprire le finestre.
Ma è proprio da fuori che arrivano i miasmi, e allora non puoi far altro che cercare di capire cosa sta andando a fuoco nei paraggi e sperare che passi in fretta, come sempre: a Milano un problema può durare più di mezza giornata? I guai stanno altrove, qui non abbiamo tempo, e dunque neppure vengono a turbare le nostre ansiose giornate, con la città che deve limitarsi a non fare storie.
E infatti alle 10 ecco che il fetore s’è dissolto, vedi che non c’entriamo nulla con la 'terra dei fuochi' come s’era affrettato a insinuare qualcuno, certo non milanese? Incendio spento, problema risolto, grane altrove. Come sempre. Invece, il mattino dopo un cielo ancor più bigio annuncia che la puzza è ancora lì, e l’alba successiva pure.
Anzi, pare peggio. A scuola non fanno uscire i bambini in giardino, gli allenamenti all’aperto sono sospesi, la gente alza d’istinto il bavero della giacca fino al naso, incroci sguardi smarriti: quanto durerà? La brezza del mattino s’incarica di ripulire l’aria, abbiamo altro a cui pensare, adesso qualcuno provvederà pure. Ma tutto l’ottimismo di questa città dove il futuro pare un diritto non basta a spazzare le domande che si sono levate insieme a quella nube da una periferia poco amichevole già dal lombardissimo nome. I miasmi dureranno finché l’orrida poltiglia andata a fuoco per motivi tutt’altro che chiari – la malavita s’ingrassa con l’immondizia quasi quanto con la droga – si sarà del tutto consumata, ci vuole solo la pazienza che i milanesi non hanno neppure in coda al supermercato.
Ma forse c’è da augurarsi che la nube continui a visitarci ogni mattina, a lungo, con la sua puzza sgradevole quanto una domanda: lo sai perché ti dà il voltastomaco il balordo fenomeno gassoso che il sindaco Sala ha catalogato da perfetto milanese affermando che «esiste un problema di odori sgradevoli in alcune parti della città»? Perché la 'terra dei fuochi' non è un luogo geografico ma una categoria del malaffare, e anche a Milano ci stiamo dentro, solo che non ne siamo consapevoli. In fondo, respirare la stessa puzza che da anni ammorba l’aria delle terre fatte conoscere su Avvenire da don Maurizio Patriciello e dai nostri inviati ci può far solo bene. Ora da milanesi risolviamolo, questo problema. Ma dappertutto.