Così Francesco ha preso in braccio me e il mondo
sabato 16 aprile 2022

Ho varcato la soglia di Casa Santa Marta col cuore desideroso di trovare delle risposte ai miei perché: l’uomo che mi stava aspettando ha un contatto diretto con il Cielo. Ho addosso lo smarrimento di ciò che i miei occhi, vedendo, ritengono 'impossibile': invece è così vero da togliermi il fiato, il sonno. Sono a colloquio con papa Francesco e le telecamere ci fissano e ci registrano. Comincia il dialogo. «Santità – gli chiedo – sono di questi giorni le immagini di corpi senza vita sulla strada, dei forni crematori ambulanti, di stupri, devastazione, barbarie.

Che cosa sta succedendo all’umanità? ». Sono immagini che mi fanno paura: mi rendo conto, e sento, che la guerra ha il colore e l’odore della cenere. Il Papa è come anticipato dall’aria che si respira tra queste mura. Il suo sorriso mi fa sospettare che è proprio come sta scritto: la verità renda liberi. In lui l’intelligenza e il cuore si contaminano a vicenda. È impossibile non farsi interpellare da questa nostra umanità così fanciulla e sfibrata: «Non è una novità, cara – risponde con tristezza –: uno scrittore diceva che 'Gesù Cristo è in agonia fino alla fine del mondo'».

Quest’uomo, Francesco, ha la capacità di 'relativizzare' tutto alla luce di Cristo. Mi accompagna, come un fratello, don Marco Pozza: con lui, che il male lo annusa tra la gente detenuta, riesco a parlare, senza farmi ridere dietro, di Satana, del Male, delle sue seduzioni. Anche il Papa, quando glielo accenno, non ride: «Alcuni dicono che è un mito – scandisce piano –, io ci credo: vado dietro alla realtà, io non seguo un mito. È un seduttore ». È la mosca cocchiera che, ancora oggi, porta il mondo a imbastire guerra a sé stesso. Perché l’irriverenza sembra essere più allettante dell’ingenuità: «Il mondo è in guerra perché ha scelto la strada di Caino – riflette –. Guerra è mettere in atto il cainismo, cioè uccidere il fratello Abele».

Mi sento piccola: quest’uomo di Dio, però, ha la potenza di uno che, prendendoti spiritualmente in braccio, ti lascia libera di assentire o dissentire. Ti chiede soltanto di non tapparti gli occhi per scappare dalla realtà. Il fatto di non usare né abusare di alcun dolcificante per edulcorare fatti e situazioni, gli permette di essere autentico nel suo guardare nel cuore dell’uomo: «Io li capisco, i governanti che comprano le armi, li capisco ma non li giustifico.

Se ci fosse uno schema di pace, questo non sarebbe necessario». Il problema è cercare di capire per quali ragioni batta il cuore: «Ma noi viviamo questo schema demoniaco che ci dice di ucciderci l’un l’altro per la voglia di potere». Mentre Francesco parla, mi scorrono migliaia di immagini nella memoria. Una donna incinta, trasportata su una barella in mezzo alle macerie, mentre accarezza, con le ultime forze rimaste, il grembo nel quale porta la vita del figlio. Mi chiedo anch’io come mai, in questa guerra, al tavolo delle trattative di pace, non facciano sedere nessuna donna. E lo chiedo al Papa: «C’è una donna, Claudia (la moglie di Pilato, ndr), che passa senza forza nel Vangelo – mi risponde Francesco – ha capito da lontano il dramma. Perché? Forse era mamma, aveva quell’intuizione delle donne. Ma Pilato non l’ascolta. Dice: 'Cose di donne!'».

Mi era sempre sfuggita, Claudia. È uno dei disarmati guerrieri di Dio, papa Francesco. Quante volte ho letto che saranno «beati gli operatori di pace»: le sue parole mi hanno fatto comprendere come mai prima questa beatitudine. È un invito a fare guerra alla guerra. A tentare e ritentare di organizzare la pace. Alleandosi sempre con il buono che c’è in ogni essere umano: «Quando io sono davanti a una persona, devo pensare a quale parte della persona io parlo: alla parte brutta o alla buona, più nascosta. Tutti noi abbiamo qualcosa di buono!».

Il suo abbraccio finale è preceduto da un periodo lungo di silenzio e commosso raccoglimento. Quando mi alzo, mi accorgo di tutto ciò che c’è attorno: il microfono, le sedie, le telecamere, il quadro della 'Madonna che scioglie i nodi'. Non mi sono fatta distrarre da nulla, prima, per non perdere la gioia di parole che rimarranno per sempre la traccia di una Grazia che, non vorrei esagerare, sento d’avere ereditato non per merito ma per la possibilità di farmi ponte con i telespettatori del nostro amatissimo spazio su RaiUno. Che è tutto un programma già dal titolo: 'A Sua immagine'. Per noi è un continuo laboratorio di speranza.

Conduttrice di 'A Sua immagine'

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