In 100mila sulle strade delle Marche e sulla via che è Cristo Saranno più di centomila le persone che stanotte cammineranno dallo stadio di Macerata al santuario di Loreto animando quello che è il pellegrinaggio a piedi più partecipato tra i numerosi che si svolgono in Italia. Un numero che fa impressione, pensando agli inizi: correva l’anno 1978 quando 300 studenti diedero vita alla prima edizione, raccogliendo l’invito di un giovane insegnate di religione, don Giancarlo Vecerrica – divenuto poi vescovo e ora amministratore apostolico della diocesi di Fabriano-Matelica – che da allora ogni anno guida questo cammino proposto da Comunione e liberazione in unità con numerose associazioni e movimenti e insieme alle diocesi marchigiane. Un numero che fa impressione anche perché testimonia che la fede è un motore che muove la vita di tante persone in un’Italia sempre più secolarizzata, ma dove la memoria del cristianesimo rimane viva e presente, e si manifesta ancora in molte occasioni come un fatto di popolo. Peraltro il titolo scelto quest’anno – 'Tu sei unico' – induce a non crogiolarsi nei numeri, piuttosto sottolinea la dimensione personale di questo cammino di popolo. Ogni uomo, ogni donna, è qualcosa di unico, irripetibile e prezioso. E ogni persona ha bisogno dell’altro per capire di più chi è. L’alterità è qualcosa di necessario alla definizione dell’identità di ciascuno. L’altro non è un incidente di percorso, ma qualcosa di cui abbiamo bisogno per capire pienamente chi siamo. Non posso dire pienamente 'io' se non riconosco la presenza di un 'tu'. È un dato che la natura ci ha consegnato, e che il genio del cristianesimo ha esaltato mettendolo al centro della propria concezione dell’uomo e della società. Un dato quanto mai prezioso, in un’epoca in cui invece l’affermazione dell’io va di pari passo con la negazione dell’altro, e in cui è sempre più difficile dire e concepirsi come 'noi', come partecipi di una comune avventura umana, proprio perché si è relativizzato all’estremo e persino perso il significato e il valore della persona. Durante il pellegrinaggio si pregherà in particolare per la pace in Medio Oriente, una regione dove il valore unico e irripetibile di ogni persona viene calpestato in nome di quelli che vengono considerati 'superiori' interessi geopolitici ed economici o in nome di una deformazione della religione, ridotta a strumento di sopraffazione dell’altro, cancellando così secoli di convivenza in cui le comunità cristiane hanno rappresentato un elemento prezioso di dialogo tra identità differenti. Proprio da quella regione, dove il cristianesimo è nato e si è diffuso nel mondo, continuano ad arrivare (come 'Avvenire' ha ampiamente documentato) notizie di uomini e donne che con la loro vita rendono manifesto il tesoro su cui si fonda la loro esistenza: Cristo. Sono i martiri di oggi, come più volte li ha definiti papa Francesco: martiri, cioè testimoni. Gente disarmata, che non nasconde la profondità sterminata del proprio bisogno, che ripone tutta intera la fiducia in un Altro, gente che ci fa capire cosa vuol dire sperare contro ogni speranza e coltivare una ipotesi irriducibilmente positiva sulla vita. Per loro pregheranno, e a loro guarderanno, i centomila pellegrini nel cammino notturno di 28 chilometri attraverso la campagna marchigiana, portando ciascuno nel cuore le domande e le attese che popolano la loro esistenza, e implorando quell’abbraccio della Misericordia da cui tanti sono stati già raggiunti in questo Giubileo. Nel messaggio che come ogni anno ha inviato ai partecipanti don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Cl, ricorda citando don Giussani che «una positività totale nella vita deve guidare l’animo del cristiano, in qualsiasi situazione si trovi, qualsiasi rimorso abbia, qualsiasi ingiustizia senta pesare su di sé, qualunque oscurità o inimicizia lo circondi, qualunque morte lo assalga, perché Dio, che ha fatto tutti gli esseri, è per il bene. Dio è l’ipotesi positiva su tutto ciò che l’uomo vive, anche se questa positività sembra talvolta essere vinta in noi dalle tempeste della vita». Un’ipotesi positiva sulla vita: di questo ha bisogno ogni uomo e ogni donna, come dell’aria che respira. Di questo ha bisogno la società, per continuare ad alimentare la speranza.