giovedì 27 maggio 2010
Berlusconi e Tremonti difendono il decreto "tutto-tagli": «Non c’era alternativa per salvare l’euro». E sul contrasto all’evasione «siamo passati alla lotta dura». Via anche alle «zone burocrazia zero» e senza l’Irap al Sud. Ma dilaga la protesta: la Cgil è per lo sciopero generale, l’Anm scrive a Napolitano contro gli «incostituzionali» tagli agli stipendi. Plauso da Ue e Fmi. Polemiche e smentite nella notte sull’abolizione di 10 province.
COMMENTA E CONDIVIDI
Una manovra necessaria, «non il trazionale aggiustamento dei conti pubblici», originata dalla «crisi speculativa sull’euro». Imposta dall’Europa, anzi dalla linea che l’Unione si è data proprio sulla spinta, decisiva, dell’Italia. «Se non c’erano questi due signori qui quel drammatico fine settimana, la crisi sarebbe stata ben più grave», rivendica Silvio Berlusconi per sé e per il «signore» che gli è a fianco, Giulio Tremonti, ricordando il vertice dell’8 e 9 maggio, convocato sull’onda della crisi greca. Per correggere i conti di un continente «che vive al di sopra delle sue possibilità».Davanti ai giornalisti assiepati nella saletta di Palazzo Chigi, il premier si presenta con un insolito discorso scritto di sette cartelle per non lasciare neanche una parola al caso, e con al fianco il ministro dell’Economia. Smentisce che ci siano state divergenze fra loro. «Abbiamo lavorato gomito a gomito con Gianni Letta, e non c’è mai stato un momento in cui la dialettica sia salita», assicura. E quando sottolinea un passaggio di chiaro stampo tremontiano (su lord Beveridge e «lo Stato che accompagnava dalla culla fino alla tomba...») voltandosi alla sua destra verso il ministro dell’Economia, questi gli dà un cenno d’intesa con l’occhiolino.Perché lo Stato, ora, attacca Berlusconi, deve sopperire ai guasti dei «governi consociativi della prima Repubblica», e alla riforma «dissennata» attuata dal «governo della sinistra , che con soli quattro voti di scarto dieci anni fa, ha attribuito alle Regioni un potere di spesa sulla sanità sganciato da ogni responsabilità».Conferma l’entità della manovra in 24 miliardi sui due anni (24,9 per la precisione dirà poi Tremonti) ma rivendica: «Non abbiamo aumentato le tasse». Cita, al confronto, i 30 miliardi della Grecia, i 50 della Spagna già decisi, i 100 e i 60 in arrivo rispettivamente per Francia e Germania.E il taglio delle tasse? Berlusconi e Tremonti ricordano che nel programma di governo c’era la clausola di salvaguardia dei conti pubblici in caso di crisi. «E di crisi ce ne sono state due», ricordano, quella americana della bolla immobiliare, e ora quella dell’euro. «Ma speriamo di poterci arrivare. In tal caso – promette – inizieremo dalle famiglie numerose, col quoziente familiare, e dal taglio dell’Irap alle imprese».Il premier conferma i tagli agli sprechi, su cui poi si soffermerà Tremonti. Tagli "lineari" del 10 per cento ai ministeri, spiega che gli statali dovranno dare il buon esempio «stando fermi un giro», rinunciando ad aumenti per tre anni, e ricorda le ricette lacrime e e sangue degli altri, Spagna in primis. Promette una lotta senza quartiere all’evasione. Difende come una «giusta via di mezzo» la tracciabilità fissata alla fine a 5mila euro per i pagamenti in contanti. Cita poi i dati «inaccettabili» del sommerso di Calabria (85 per cento) Sicilia (63), Campania (55), per complessivi «mancati introiti di 120 miliardi». Sono gli «impegni presi con l’Europa, di cui siamo i fondatori e che è la nostra casa, e lo sarà sempre di più», sottolinea Berlusconi. Ringrazia il presidente Napolitano e dà la disponibilità all’opposizione ad accettare correttivi, con una mezza promessa sul mancato ricorso alla fiducia.Un testo ponderoso, i cui capitoli passano a 54 dai 22 annunciati, e par di capire che il testo definitivo sarà quello che nei prossimi giorni, al sua rientro dagli Usa, sarà consegnata al presidente della Repubblica. L’ultimo giallo l’abolizione delle Province, di cui Tremonti non parla per niente. Una manovra, spiega, che «modifica profondamente lo stato sociale, al fine di salvarlo». Sugli enti locali il ministro conferma che il taglio maggiore è per le Regioni, pur nel rispetto dovuto all’autonomia tutti gli organi di rilevanza costituzionale. Ma, assicura, «la sanità è l’unica cosa che non abbiamo toccato». Nel ponderoso volume che questa manovra è diventata anche molte misure per lo sviluppo, fra cui una fiscalità di vantaggio per il Sud sempre bocciata dall’Europa. Ma con la formula dell’abolizione dell’Irap per chi investe, stavolta – è convinto Tremonti – l’Ue dirà di sì.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: