Portare a casa il risultato prima delle elezioni. Il governo prova ad accelerare sull’Ilva stringendo i tempi per il passaggio dall’amministrazione straordinaria alla società acquirente Am Investco (Arcelor Mittal e Marcegaglia). Ieri al ministero dello Sviluppo economico nuovo incontro con commissari, acquirente e sindacati. Al centro del dibattito le questioni ambientali ma soprattutto il piano industriale e le conseguenze sul fronte occupazionale. Sempre ieri la Regione Puglia e il Comune di Taranto hanno messo a punto la bozza per l’accordo di programma sull’Ilva. E l’hanno inviata al governo. Se sarà accettata il governatore pugliese Michele Emiliano e il sindaco di Taranto, Michele Melucci hanno annunciato che ritireranno i ricorsi. La bozza dell’accordo di programma è composto da 21 articoli e contiene modifiche e integrazioni alla proposta di protocollo di intesa inviata nei giorni scorsi dall’Esecutivo. Ci sono le indicazioni arrivate da tutte le diverse associazioni e istituzioni del territorio. Ci sono l’applicazione della legge pugliese sulla Valutazione previsionale del danno sanitario. E, per quanto riguarda la decarbonizzazione, si chiede la conferma da parte di Am Investco (Ami) del «proprio impegno contrattuale a utilizzare tecnologie non a carbone nel processo produttivo, allorquando tale tecnologia si dimostri economicamente sostenibile».
Nel frattempo l’esecutivo va dritto per la sua strada, come ha spiegato il vice-ministro Teresa Bellanova parlando di «un affondo sul piano industriale nel corso di questo mese» e già ad inizio febbraio di una «no-stop per raggiungere un’intesa che dia prospettive di solidità a 20mila famiglie». Il 17 gennaio è in programma il tavolo sull’accordo di programma di Genova (sul sito di Cornigliano pesa la spada di Damocle di 600 esuberi), poi sono già in calendario altri quattro incontri (23-24 e 30-31 gennaio). Nessuna sponda alle nuove richieste di Emiliano che ieri è rimasto fuori dal tavolo. Sugli esuberi il confronto è serrato ma fermo: la società acquirente ha confermato la disponibilità ad assumere 10mila dei 14 mila dipendenti totali ed ha assicurato il mantenimento delle diverse voci retributive (che inizialmente voleva azzerare). Sul piano ambientale sono stati anticipati i tempi di alcuni interventi, come quello sui parchi minerali ridotto da tre a due anni. Da parte loro i sindacati hanno chiesto all’amministrazione straordinaria di far ripartire le linee produttive ancora ferme. «Mentre i nostri impianti sono fermi Fincantieri fa acquisti all’estero e anche Snam rischia di fare altrettanto. Questo è tipico del masochismo industriale dell’Italia» ha detto il segretario della Fim Cisl Marco Bentivogli. Il presidente di Federacciai Antonio Gozzi ha messo in evidenza il rischio che l’operazione salti. «Mittal non comprerà Ilva se il ricorso resta in piedi». Intanto l’associazione Genitori tarantini ha pubblicato un nuovo manifesto «contro la strage di stato» causata dalle emissioni inquinanti e «l’ignobile ricatto proposto dall’alto tra salute e lavoro».