Il comunicato finale del G20 di Gyeongju prevede un accordo sui cambi ma non passa la proposta Usa di porre un tetto del 4% sui surplus e i deficit correnti. I Paesi del G20, si legge nella dichiarazione, «devono muoversi verso sistemi di tassi di cambio più orientati sul mercato e che riflettano i fondamentali dell'economia» e devono «evitare valutazioni competitive delle monete». Non c'è menzione invece di limiti numerici precisi sulle partite correnti. Nel comunicato si dice soltanto che occorre «rafforzare la cooperazione multilaterale per promuovere la sostenibilità esterna e per seguire un'ampia gamma di politiche per ridurre gli eccessivi squilibri e mantenere gli squilibri dei conti correnti a livelli sostenibili».Non c'è ancora chiarezza sul comunicato finale del G20 finanziario di Gyeongju, mentre oggi si apre la seconda e ultima giornata di lavori. Secondo la
Reuters la bozza di comunicato contiene un impegno dei Paesi del G20 a »muoversi verso tassi di cambio orientati sui mercati e a evitare svalutazioni competitive».Sempre la
Reuters, citando fonti Usa, anticipa che nel comunicato non c'è alcun riferimento ai tetti sui surplus e sui deficit correnti. L'agenzia Dow Jones riferisce invece che i ministri finanziari del G20 avrebbero trovato un accordo sul disequilibrio dei conti correnti, senza far riferimento alla svalutazione competitiva dei cambi. Ieri, comunque, Pechino si è apertamente schierata contro la proposta Usa di porre dei tetti sui surplus e sui deficit correnti. «Hanno chiaramente detto - rivelano fonti vicine al negoziato - che nel comunicato finale non vogliono riferimenti ai tetti sui conti correnti, o ai tassi di cambio». Intanto la commissione Ue invita il G20 dei leader che si terrà l'11-12 novembre a Seul a riequilibrarel'economia globale e ad attenuare le tensioni sui cambi. Bruxelles chiede agli Usa incentivare il risparmio, alla Cina di puntare sui consumi interni e, più in generale, di allineare i tassi di cambio ai fondamentali dell'economia.
LE DICHIARAZIONI DI DRAGHI«La ripresa economica mondiale c'è ma è più modesta e più debole che in altre occasioni e non uniforme perché i mercati emergenti crescono più rapidamente, ci sono Paesi in Europa che crescono più rapidamente di altri ed è esposta a rischi che dobbiamo affrontare». È quanto ha affermato il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi e presidente dell'Fsb al G20 finanza in Corea.Draghi ha citato fra i rischi la fragilità nel settore finanziario, il persistere degli squilibri globali e la necessità di andare avanti sul terreno della sostenibilità fiscale. Inoltre altri pericoli arrivano da un perdurare dei tassi di interesse ai minimi per un periodo troppo prolungato, dai flussi di capitale straordinari verso i paesi emergenti e dal risvegliarsi del protezionismo.