Il
Caritas Baby Hospital di Betlemme è l'unico ospedale pediatrico presente in Palestina, una regione dove vivono 500mila bambini sotto i quattro anni: 85 posti letto, 4mila ricoveri e 40mila visite all'anno, 238 dipendenti palestinesi, cristiani e musulmani, più un gruppo di suore terziarie francescane elisabettine di Padova che festeggiano quarant'anni di presenza. Un piccolo gioiello di sanità privata in una regione dove ai problemi ordinari legati alla precarietà quotidiana si aggiungono le difficoltà derivanti dalla presenza del Muro che separa Israele dai Territori. Ma qui dentro non ci sono muri: "Porte aperte 24 ore su 24, perché nessuno si senta escluso da un abbraccio di accoglienza", dice
suor Donatella Lessio, direttrice del centro di formazione continua. Mercoledì viene ricevuta in udienza privata da
Papa Francesco, che tramite l'elemosiniere, monsignor
Konrad Krajewski, le consegnerà un respiratore per migliorare la dotazione dell'ospedale, acquistato grazie a una raccolta di fondi promossa dall'Anci (Associazione nazionale dei Comuni d'Italia).
Suor Donatella donerà al Papa il diploma di "Angelo dei bambini di Betlemme" per il suo impegno a favore dei piccoli malati della Palestina. Un riconoscimento che proviene dall'associazione
Aiuto Bambini di Betlemme, onlus con sede a Bussolengo (Verona) che dal 2005 sostiene l'attività dell'ospedale che non gode di alcun finanziamento pubblico: le attività mediche, formative, sociali e sanitarie sono garantite da donazioni private, parrocchie, pellegrini.
Un'opera nel segno della carità e della pace: ogni venerdì le suore vanno a recitare il Rosario sotto il Muro, insieme ad alcuni abitanti della zona e ai pellegrini che visitano l'ospedale. "E' la nostra unica arma per chiedere la pace, che è anzitutto dono di Dio come ripete Papa Francesco - sorride suor Donatella -. Dove si sparano pallottole, noi recitiamo l'Ave Maria".