venerdì 18 dicembre 2015
Il direttore dell’Aif: nell’ultimo report Moneyval l’ulteriore miglioramento nella prevenzione e nella lotta ai reati finanziari. Più collaborazione internazionale. Favorita la trasparenza e il contrasto al riciclaggio.
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Il Comitato di esperti Moneyval del Consiglio d’Europa lo scorso 8 dicembre ha adottato il nuovo progress report sul sistema di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo della Santa Sede e dello Stato di Città del Vaticano. Per spiegare i contenuti di questo rapporto, reso pubblico il 15, Avvenire ha interpellato Tommaso Di Ruzza, direttore dell’Autorità di informazione finanziaria (Aif) e membro della Delegazione della Santa Sede al Comitato Moneyval. Direttore, qual è il bilancio complessivo di questo secondo progress report? Direi positivo, poiché si registra l’ulteriore rafforzamento del sistema di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, nel funzionamento a livello interno, e nella collaborazione a livello internazionale. In che modo si è sviluppato questo rafforzamento di prevenzione e contrasto? Sul piano dell’intelligence finanziaria, solo nei primi nove mesi del 2015, si è registrato un incremento delle segnalazioni di attività sospette all’Aif, che sono state circa 330. Sul piano della vigilanza, nel 2014 l’Aif ha svolto un’ispezione allo Ior, la prima nella sua storia, mentre altre sono state effettuate nel frattempo e altre ancora sono in programma. Riveste poi un ruolo importante l’entrata in vigore del Regolamento Aif n. 1 in materia di vigilanza prudenziale, con il quale lo Ior, in particolare, è stato sottoposto ad un solido quadro di regole in materia di organizzazione e attività, inclusa la verifica dei requisiti di competenza e onorabilità dei membri degli organi dirigenziali e di controllo. Il sistema è in funzione. La crescita delle segnalazioni sta a significare che c’è stato un incremento delle attività illecite? Non necessariamente. L’incremento indica una sempre maggiore consapevolezza degli enti che segnalano e la soglia per le segnalazioni è calibrata verso il “basso”, cioè l’obbligo di segnalazione scatta molto preventivamente. Bisogna poi tenere conto di due ulteriori fattori. Il programma di verifica e chiusura dei conti presso lo Ior non conformi alla normativa antiriciclaggio vaticana ed il monitoraggio dell’adesione degli utenti dello Ior a programmi di voluntary disclousure nei Paesi di residenza. Attività a fronte delle quali l’Aif ha fornito istruzioni per la segnalazione. Come procede la collaborazione a livello internazionale? Prosegue nel solco degli ultimi due anni. Solo nei primi nove mesi del 2015, l’Aif ha scambiato informazioni con Unità di informazione finanziaria (Uif) estere in circa 250 casi. L’Aif è inoltre membro del gruppo Egmont, che raggruppa le Uif di tutto il mondo. A livello bila- terale, si continua con la stipula di Protocolli d’intesa per lo scambio di informazioni. Attualmente le controparti sono 29. Nelle ultime settimane l’Aif ha firmato protocolli con le Uif di Cuba, Lussemburgo, Ungheria e Albania e sono previsti ulteriori protocolli nelle prossime settimane con Uif e autorità di vigilanza estere. Gli sviluppi sono positivi anche con le autorità italiane? Non mi permetto di parlare a nome di autorità estere, anche se dalla prospettiva dell’Aif il livello di collaborazione è buono. Con la Uif italiana l’Aif ha già stipulato un protocollo d’intesa nel 2013. Lo scambio di informazioni si è progressivamente intensificato ed è risultato spesso decisivo nei casi concreti. Con la Banca d’Italia, c’è un buon grado di dialogo e di reciproca fiducia, e ci auguriamo che si possa presto formalizzare la collaborazione nell’ambito delle rispettive sfere di vigilanza. Siamo fiduciosi. Il rapporto Moneyval parla della chiusura di conti all’Apsa e allo Ior, può dirsi conclusa questa attività? In entrambi i casi l’attività è conclusa e ora l’Aif svolgerà un’ispezione sia all’Apsa che allo Ior per verificare che tutto sia stato svolto correttamente. Forse è utile chiarire che il Comitato Moneyval si interessa della giurisdizione nel suo insieme e non di singoli enti, che rimangono sotto la vigilanza delle autorità competenti. Nello stesso progress report si registra come sia stata la Santa Sede a fornire spontaneamente un continuo aggiornamento sull’attività di verifica e chiusura di alcuni conti all’Apsa e allo Ior. Bisogna però distinguere le due situazioni. Cioè? All’Apsa, fatta eccezione di alcune posizioni che necessitavano ulteriori approfondimenti, erano accesi alcuni conti di natura “non istituzionale”, ossia intestati a soggetti che in senso stretto non sono organi della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, e che sono stati trasferiti presso lo Ior, in maniera tale che l’Apsa intrattenga esclusivamente rapporti di natura “istituzionale”, come previsto dal suo mandato. Caso diverso quello dello Ior. Per lo Ior di quali conti si trattava? La normativa antiriciclaggio vaticana, soprattutto con la Legge n. XVIII del 2013, ha introdotto l’obbligo di adeguata verifica di tutti i conti esistenti presso lo Ior. Ciò ha comportato la chiusura dei conti che presentavano delle anomalie oppure intestati a soggetti che non rientravano nelle categorie di utenti abilitati ad avere un conto allo Ior, in totale circa 4.800, inclusi conti dormienti o inattivi. L’Aif ha monitorato l’attività e in parallelo ha stabilito canali di collaborazione con le Uif estere interessate, in base alla cittadinanza dell’utente o alla destinazione finale dei fondi. Ma il lavoro continua. La chiusura dei conti era necessaria ma non è sufficiente. Il reale cambiamento consiste nel fatto che tutti i conti presso lo Ior sono sottoposti a verifiche costanti a garanzia del loro corretto utilizzo. In pratica oggi chi può accedere ai servizi dello Ior? Lo Ior è un organismo della Santa Sede che offre alcuni servizi, soprattutto bonifici e gestioni patrimoniali, agli organi della stessa Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, nonché ai loro funzionari, dipendenti e pensionati, alle Ambasciate accreditate presso la Santa Sede e agli enti della Chiesa cattolica, che spesso non possono accedere a servizi basilari nelle regioni del mondo in cui si trovano. Il rapporto Moneyval ha rivelato che la magistratura vaticana, grazie anche ai rapporti dell’Aif, ha intrapreso 29 indagini (tre delle quali già archiviate) per potenziali crimini di natura finanziaria. Due di queste (una ri- guardante lo Ior, l’altra l’Apsa) hanno avuto anche risonanza mediatica. Cosa può dire in merito? Non parlo di casi concreti. Posso dire che il sistema interno è stato introdotto per essere funzionante. Può dire almeno quali sono i reati segnalati dall’Aif? Sarà l’Ufficio del Promotore di Giustizia ad accertare le eventuali responsabilità. Dalla prospettiva dell’Aif si tratta di potenziali casi di riciclaggio aventi come “reato presupposto” l’evasione fiscale, la truffa, inclusa la bancarotta fraudolenta, la corruzione o reati nel settore finanziario come l’aggiotaggio. Lei ha detto che il giudizio del rapporto Moneyval è sostanzialmente positivo. Non mancano però dei rilievi critici all’attività giudiziaria vaticana, registrando che finora non ci sono state condanne e neanche rinvii a giudizio… È utile collocare i termini nel loro giusto contesto. Rientra nella procedura ordinaria seguita dal Comitato Moneyval con tutti gli Stati membri formulare, a fronte dell’adozione di un progress report adottato all’unanimità dall’Assemblea Plenaria, alcune raccomandazioni. Certamente ogni giurisdizione ha dei margini di miglioramento. Nel nostro caso, sono state formulate delle raccomandazioni affinché sia garantita l’efficacia del-l’attività investigativa e giudiziaria, il che non si traduce in una sorta di “giustizialismo” acritico, ma piuttosto nel porre le autorità competenti nelle condizioni di agire efficacemente, dotandole di adeguate strutture e risorse. In concreto, i dati mostrano un’apprezzabile attività del Corpo della Gendarmeria e dell’Ufficio del Promotore di Giustizia, che solo nel 2015 ha disposto il sequestro di oltre 11 milioni di euro. I casi implicano poi cittadini non vaticani e per condotte commesse anche fuori dallo Stato della Città del Vaticano, con la necessità della collaborazione delle autorità di Stati esteri. Tutto ciò può incidere sulla durata delle indagini, che sono comunque condotte con determinazione e daranno i loro frutti. Ma tutte queste attività non rischiano di distogliere la Santa Sede dalla sua missione propria? Direi piuttosto il contrario. Per la Santa Sede la finanza è un “mezzo” e non il “fine”, che resta la missione apostolica. La conformità alle raccomandazioni internazionali è ricercata in maniera coerente al quadro istituzionale, giuridico e finanziario della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. Questa la sfida, la sostenibilità nel lungo periodo. Non si tratta solo della presenza della Santa Sede nella comunità internazionale ma delle stesse condizioni per il sostegno e la libertà della Chiesa nel mondo.
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