«Quando me l’hanno detto mi sono commosso: la sua è l’immagine un padre che corre a visitare i figli sofferenti, a darci la certezza che non siamo soli». Monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi, commenta così la notizia che il papa visiterà le zone del terremoto il 26 giugno. È la seconda volta che Benedetto XVI visita gli sfollati di un terremoto. La prima è stata L’Aquila, nel 2009. Il pontefice in questo caso si recherà a San Marino di Carpi e a Rovereto di Novi, nel Modenese. Arriverà in elicottero e alle 10,15 nel campo sportivo di San Marino sarà accolto dal prefetto Franco Gabrielli, capo della Protezione civile. Quindi si sposterà a Rovereto, dove visiterà la chiesa di Santa Caterina di Alessandria, dove è morto il parroco don Ivan Martini, ucciso dal crollo mentre cercava di recuperare una statua della Madonna. Alle 10,50 il Papa arriverà nell’area degli impianti sportivi dove incontrerà i terremotati e riceverà il saluto di Vasco Errani, presidente della Regione Emilia-Romagna e commissario alla ricostruzione, prima di parlare a sua volta ai fedeli e di ripartire, verso mezzogiorno. Un «gesto di carità verso le popolazioni ferite da tanto immane tragedia», ha commentato il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza dei Vescovi dell’Emilia Romagna. La visita si concentrerà nella diocesi più colpita dalle scosse del 20 e 29 maggio: 26 vittime, più di 10.000 sfollati e danni per miliardi di euro. «Il Santo Padre dimostra la sua paterna sensibilità: ha scelto di visitare la terra più ferita dal terremoto per dire a tutti gli sfollati che non sono soli, che non siamo soli» commenta il vescovo di Carpi, che ieri ha fatto visita a un’azienda devastata di Mirandola e racconta un popolo ancora preda della paura e dell’insicurezza: «quando parlo con i fedeli li incoraggio a non demoralizzarsi, a ripartire, ma ogni scossa, particolarmente quelle notturne, intacca la loro fiducia. Fortunamente, il carattere emiliano è forte e la voglia di ricominciare resta ancora tanta» dice Cavina, che guida la diocesi da quattro mesi e, ricorda, non ha fatto in tempo a visitarne tutte le chiese «com’erano prima che le scosse telluriche le distruggessero». Dalla visita papale gli emiliani si attendono molto e lo si coglie dalle parole del presule: «Carpi è devastata, Carpi è la terra più devastata da questo sisma e la presenza il 26 giugno di Benedetto XVI è un segno grande che non siamo dimenticati. Ma in quella giornata si parlerà anche di ricostruzione e - anche per le istituzioni civili - sarà un’occasione per capire che questa ricostruzione o sarà totale, case e fabbriche, ma anche scuole e chiese, o non sarà una vera ricostruzione perchè non ci restituirà la "normalità" che tutti vogliono».