Terzo giorno degli esercizi spirituali nella Casa Divin Maestro di Ariccia, ai quali partecipano il Papa e i sacerdoti della Curia Romana e che vengono predicati dal carmelitano Bruno Secondin. Se il tema della meditazione di lunedì era stata "Cammini di autenticità", martedì la riflessione è stata su “Sentieri di libertà”. Prendendo spunto dal terribile gesto di Elia che fa giustiziare i profeti di Baal, il predicatore ha invitato a ricordare come la Chiesa nella sua storia è stata capace di atti violenti. «Anche noi abbiamo bruciato persone, abbiamo ammazzato», ha detto. E ha sottolineato che oggi tanta violenza può esprimersi sotto altre forme, «anche senza la spada», utilizzando ad esempio la forza dirompente della lingua e persino i nuovi mezzi di comunicazione.Proseguendo nella lettura della vicenda di Elia, padre Secondin è passato ad analizzare un altro atteggiamento necessario alla conversione: dopo il coraggio di uscire allo scoperto, di dirsi la verità su se stessi, di gettare la maschera che anestetizza le nostre coscienze, viene la necessità di incamminarsi su «
sentieri di libertà» e di eliminare quegli atteggiamenti che ci fanno «oscillare da una parte all’altra» e di lasciare spazio a Dio.
Padre Secondin ha accennato a un certo culto «chiassoso, superstizioso» e si è chiesto: quali sono i nostri idoli? «
Orgoglio, ambizione, cultura, carriera». Ma non possiamo dubitare della misericordia di Dio. La risposta di Dio è il fuoco, «la misericordia che tutto prosciuga, tutto trasforma».
Per questo Elia ricostruisce un altare con le dodici pietre che ricordano le dodici tribù d’Israele: vuole richiamare tutti a un’identità. E se anche il popolo è refrattario a tornare sui suoi passi, ciò non mette paura a Dio, perché egli «rimane fedele e disponibile». Dio è sempre «un abbraccio di misericordia».