È la domanda che torna e torna ancora. Sempre.
Come è potuto accadere?. Come sono potuti accadere, innanzitutto, gli orribili abusi sui minori. Ma come, anche, è potuto succedere che tanto grande sia stata nella Chiesa, con l’emergere della realtà, «la tentazione di evitare di guardare in faccia la realtà». Perché «indubbiamente negli ultimi decenni molti responsabili hanno considerato una priorità proteggere le istituzioni, per cui hanno tentato di nascondere la terribile verità invece di riconoscerla in tutta la sua amarezza». Lo
choc dello scandalo degli abusi sessuali sui minori, le sue devastanti conseguenze, è stato al centro dell’intervento del cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, nella mattinata conclusiva del Simposio internazionale promosso dalla Santa Sede e dalla Università Gregoriana per fare il punto della situazione in vista delle linee guida che ogni Conferenza episcopale dovrà preparare entro la fine dell’anno. Marx ha usato parole durissime verso quanti hanno, in qualche modo, "coperto" gli abusi, «anche con un linguaggio tendente a offuscare il quadro e a minimizzare i fatti». Per costoro, ha insistito il porporato, «le accuse e gli addebiti nei riguardi di un prete equivalevano a un danno arrecato direttamente all’istituzione della Chiesa. Con questo – ha aggiunto – non intendo distribuire le colpe con il senno del poi, ma solo riconoscere i meccanismi ai quali dobbiamo prestare molta attenzione». L’arcivescovo di Marx non ha mancato di portare la propria testimonianza personale, ricordando i «casi di violenze sessuali su minori in una scuola benedettina» nella sua arcidiocesi, di cui Benedetto XVI era stato ordinario dal 1977 al 1982, e di come «i media si sono mostrati particolarmente interessati a trovare indizi per poter accusare lo stesso Papa di mancanze al riguardo». Da allora «non passò praticamente giorno senza nuove pubblicazioni e nuovi dibattiti sulle violenze sessuali sui minori nella Chiesa Cattolica» e, ha ammesso, «per quanto mi riguarda posso affermare che l’anno 2010, nel quale il dibattito in Germania ha raggiunto il colmo, è stato l’anno peggiore e più doloroso della mia vita». Al di là di questo, tuttavia, sono quelle domande iniziali a dover trovare una risposta. «La Chiesa – ha affermato il cardinale – deve fare tutto il possibile, sia nella sua struttura istituzionale sia in tutte le membra del suo corpo, per superare questa tensione fra apparenza e realtà, e deve farlo continuamente». Ciò, «naturalmente», non è possibile «con il semplice impegno morale; senza la grazia, la Chiesa non può essere la Chiesa e gli esseri umani non possono diventare santi. Ma questo richiede anche un forte impegno morale e una grande responsabilità, da parte sia dell’individuo sia della comunità, e, insieme a questo, un’accettazione strutturalmente sicura e vincolante della responsabilità. E si tratta anche di guardare in faccia la realtà del peccato e di procedere sulla strada del pentimento». Per questo, dunque, è indispensabile «cercare la verità ed esprimerla pubblicamente», e, quando necessario, «riconoscere la colpa e prendere misure concrete». Da questo, per esempio, è nato in Baviera il
Centro per la protezione del bambino, «sponsorizzato dall’Università Gregoriana e dall’arcidiocesi di Monaco e Frisinga», un progetto-pilota perché «la Chiesa deve lavorare su questo tema su scala mondiale, specialmente in futuro», trasformando così la crisi in una «opportunità di rinnovamento spirituale». Ciò che della Chiesa è visibile esteriormente, ha concluso Marx, «deve corrispondere alla sua vita interna; non bisogna permettere ad apparenza e realtà di dividersi e così condurre la Chiesa alla falsa testimonianza». Così, «a parte tutte le misure e i cambiamenti strutturali, occorre, in altri termini, un profondo rinnovamento spirituale, come ha chiesto il papa Benedetto XVI. Al suo centro non ci sono la sopravvivenza della Chiesa o la sua importanza esteriore e la sua influenza politica, ma la domanda se essa adempie alla sua missione di mostrare alle persone la via alla comunione con Dio».