mercoledì 8 agosto 2018
Le vittime, consenzienti, erano scelte tra soggetti ai margini della società. Tra i fermati anche un'infermiera dell'ospedale civico del capoluogo siciliano
Mutilavano arti per inscenare incidenti e truffare le assicurazioni
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Mutilavano braccia e gambe a migranti e altre vittime consenzienti per truffare le assicurazioni simulando sinistri stradali: con questa accusa la Polizia di Stato di Palermo ha disposto un provvedimento di fermo per 11 persone, ritenute appartenenti a «due pericolosissime organizzazioni criminali dedite alle frodi assicurative».

Le indagini dirette dalla Procura di Palermo hanno evidenziato «la particolare cruenza degli adepti delle due organizzazioni, che scagliavano pesanti dischi di ghisa sugli arti delle vittime - scrivono gli inquirenti -, in modo da procurare fratture che spesso menomavano le parti coinvolte». Chi subiva la tortura era spesso «costretto per lunghi periodi all'uso di stampelle e, a volte, alla sedia a rotelle», come ha spiegato la Questura.

L'operazione “Tantalo”, questo il nome scelto dagli inquirenti, ha permesso di ricostruire anche la triste vicenda di un cittadino tunisino, trovato morto su una strada alla periferia di Palermo nel gennaio del 2017. Il decesso, considerato in un primo momento la conseguenza di un incidente stradale, era stato in realtà causato dalle fratture multiple provocate da appartenenti ad una delle due associazioni coinvolte.

Le indagini sono scattate grazie a prove documentali e testimonianze dirette delle vittime - ha chiarito il capo della Squadra mobile di Palermo Rodolfo Ruperti - che, «dopo aver capito di avere percepito poco meno di quattrocento euro per la mutilazione all'arto a fronte di un risarcimento da oltre 150 mila euro, si sono decisi a parlare».

Le vittime erano scelte tra soggetti ai margini della società, come tossicodipendenti, indigenti, disabili mentali o alcolisti. Tutti attratti dalle promesse di facili e cospicui guadagni, mai corrisposti. Ai soggetti colpiti venivano somministrate dosi di anestetico procurate da un'infermiera in servizio presso l'ospedale Civico di Palermo, anche lei tra i fermati. A capo di una delle due gang sarebbe un sedicente perito assicurativo del capoluogo siciliano, Michele Caltabellotta.

Precisazione dell'Associazione Italiana Consulenti Infortunistica Stradale
In merito a questo articolo pubblicato anche su Avvenire (edizione cartacea del 9 agosto scorso, p. 11) col titolo "Il crack poi le ossa rotte. Palermo: truffa e orrore", l'Aicis – Associazione Italiana Consulenti Infortunistica Stradale – segnala che il signor Michele Caltabellotta non è né un Consulente di Infortunistica Stradale né un Perito Assicurativo in quanto non iscritto all'apposito Ruolo. Tale figura professionale, regolamentata nel nostro ordinamento legislativo, prevede per l'abilitazione, un tirocinio formativo biennale obbligatorio, un complesso esame di Stato e precisi requisiti di moralità. «A difesa dei propri associati, l'Aicis intende far presente che nonostante il frequente uso improprio che si fa di tale titolo, il Perito Assicurativo è ordinariamente un professionista preparato che è chiamato a operare con diligenza, correttezza e trasparenza, contribuendo anche allo smascheramento delle frodi assicurative. Si ribadisce, quindi, che il signor Caltabellotta non è né Consulente di Infortunistica Stradale né Perito Assicurativo».

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