Il giorno dopo resta, a lungo, appeso alla notte. I danni peggiori fatti dalle due botte di giovedì sera, da 5.2 e poi 4.2 di magnitudo, non si vedono. Quelli che si toccano sono poca roba, un po’ di calcinacci e cornicioni venuti giù, qualche crepa nei muri di case e chiese, qualche pezzo d’asfalto che s’è appena aperto e non troppo di più.
Invece il Molise adesso ha paura. Sedici anni dopo sono tornati qui in poche ore e proprio i più piccoli, che hanno sentito raccontare di bambini morti durante un terremoto, sono quelli che stanno peggio. E fra sei giorni saranno anche due anni anche dalla notte sanguinosa di fine agosto ad Amatrice in Centro Italia.
Mentre i televisori giovedì sera davano ancora le immagini della tragedia di Genova, alle 20 e 19 la terra ha ballato. Forte. E poi due ore dopo, 4.2. Quasi come la mattina del 31 ottobre 2002. Stavolta la scossa più forte, la prima, è appunto 5.2, allora fu 5.7. Allora morirono 31 persone e nella scuola di San Giuliano di Puglia 27 bimbi e una maestra.
Stavolta solo una donna s’è ferita leggermente per un quadro staccatosi dal muro e cadutole sulla testa. Allora gli sfollati fra Molise e Puglia furono quasi 3.550, stavolta qualche centinaio, soprattutto per paura di rientrare e casa.
L’epicentro stavolta è a meno d’una quindicina di chilometri a nord di San Giuliano. Nove chilometri e mezzo sotto un paesino che si chiama Montecilfone, conta 1.200 abitanti, anche questo in provincia di Campobasso.
L’Istituto nazionale di geofisica spiega che si tratta di uno sciame e di una nuova faglia, rispetto a quella di sedici anni fa, messasi in moto. Tant’è che le scosse fino alle sette di stamane sono state decine, sebbene quasi tutte non abbiano mai superato 2.2 di magnitudo.
Bilancio, notte in bianco e in macchina per tantissima gente fra Campobasso e l’Adriatico, compresi parecchi villeggianti proprio sulla costa abruzzese (da Vasto a Termoli), ma anche per qualcuno in Abruzzo, Campania e Puglia. E del resto il primo campanello era suonato martedì sera, con la scossa da 4.7 a mezzanotte meno dieci, epicentro a Palata, sette chilometri da Montecilfone, e profondità di quasi venti. Poi ieri sera la grande paura. Che oggi qui non si vede, ma si tocca. Sono ovviamente scattati subito i controlli per verificare le staticità di edifici e infrastrutture.
Col risultato di chiudere lo spettacolare viadotto sulla strada da Termoli a Campobasso e che per poco meno di cinque chilometri “sorvola”, a cento metri d’altezza, il lago artificiale di Guardalfiera creato con la diga del Liscione, ha spiegato il governatore molisano, Donato Toma. Che in pratica se non taglia in due il Molise, poco manca. A proposito, lo spettacolare viadotto costruito quarantasette anni fa non è mai stato collaudato…