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Braccio di ferro in Commissione lavoro della Camera sul salario minimo. Slitta forse a domani il voto sugli emendamenti, compreso quello della maggioranza per sopprimere l'intera proposta di legge presentata dalle opposizioni. Misura che prevede un minimo di 9 euro lordi l'ora per i contratti di lavoro. Il centrosinistra ha messo in atto il cosidetto filibustering, con interventi in serie di tutti i deputati per bloccare la votazione, convincere la maggioranza a tornare sui suoi passi e riaprire la discussione sul testo. "Prendetevi uno spazio di libertà nel Parlamento, ritirate l'emendamento soppressivo, ha detto il capogruppo dem Arturo Scotto nel suo intervento. E' un dovere civico per il Parlamento intervenire a difesa delle lavoratrici e dei lavoratori poveri e sfruttati".
Dalla maggioranza non arrivano tuttavia segnali di ripensamento in una battaglia che sta diventando soprattutto mediatica: le opposizioni vogliono tenere i riflettori accesi sulla loro proposta-bandiera, il governo spegnerli appena possibile. Mentre le cronache offrono nuovi spunti di riflessione e in Parlamento arrivano da Milano gli echi del commissariamento di una grande azienda di vigilanza privata da parte della procura per capolarato e sfruttamento dei lavoratori.
Più di venti in Commissione gli iscritti a parlare delle opposizioni. La seduta riprenderà questa mattina e nel pomeriggio si potrebbe arrivare al voto, scontato dati i rapporti di forza, a meno che l'ostruzionismo non obblighi a un ulteriore rinvio. I parlamentari dei gruppi che hanno firmato la proposta (Pd, M5s, Verdi-Sinistra e Azione, ma non Italia viva) chiedono che l'emendamento soppressivo venga ritirato e si discuta del testo. Ma FdI, Lega e Forza Italia tirano dritto, sottolineando anche - con il presidente della commissione Lavoro Walter Rizzetto, Fdi - problemi di copertura finanziaria della legge. Ma i proponenti ribattono che l'articolato rimanda alla legge di Bilancio per definire la copertura di un possibile sostegno temporaneo alle imprese.
A far discutere oggi è stato in particolare quanto affermato da Antonio Tajani, numero uno di FI: "In Italia non serve il salario minimo. Serve un salario ricco, perché non siamo nell'Unione Sovietica in cui tutti avevano lo stesso stipendio", ha dichiarato il vicepremier intervenendo all'Assemblea di Coldiretti. "Tajani ha detto un'imbeccilità sul salario minimo - ha subito replicato il leader di Azione Carlo Calenda - sorprende che un ministro degli Esteri non sappia che c'è in tutti i Paesi del G7, come gli Stati Uniti la Francia e la Germania, che ha aumentato il salario minimo più volte perché c'è un problema di inflazione". Contrattacca anche il responsabile Esteri del Partito democratico, Giuseppe Provenzano."Il Ministro definisce sovietica una misura, il salario minimo, presente in tutti i principali Paesi e oggetto di una direttiva europea. È imbarazzante. Ma rivela l'anima delle destre: l'indifferenza verso chi sta peggio. Uno schiaffo a milioni di lavoratori poveri". "A Tajani e Forza Italia - aggiunge il presidente del M5s Giuseppe Conte - lasciamo le battaglie per i soliti privilegiati, noi continueremo a lottare per i quasi 4 milioni di lavoratori che non arrivano a guadagnare neanche 9 euro l'ora. Meritano rispetto e dignità".
Dalla maggioranza interviene però anche il ministro delle imprese, Adolfo Urso (FdI): "No, non è come in Unione sovietica, noi abbiamo uno strumento che si è consolidato più che in altri paesi, ed è la contrattazione collettiva con il confronto con le parti sociali che copre la gran parte dei processi produttivi e la gran parte di chi lavora in Italia. Quindi credo che da questo occorre partire". In mattinata c'era stato l'appello della leader pd di Elly Schlein: A fronte dei “tre milioni di poveri anche se lavorano, il governo di Giorgio Meloni non può voltare la faccia dall'altra parte, su una misura peraltro su cui i sondaggi dicono che c'è un supporto del 75% delle italiane degli italiani. Noi continueremo a batterci e non molleremo di un centimetro".
La proposta delle opposizioni lascia alla contrattazione collettiva il compito di stabilire le tabelle retributive, con il vincolo però che la retribuzione non possa essere inferiore a 9 euro lordi per il Trattamento economico minimo orario e a quanto stabilito dai sindacati comparativamente più rappresentativi per il Trattamento economico complessivo (quello comprensivo di Tfr, anzianità ecc.). Domani il nuovo round in Commissione. Ma non sarà comunque l'ultimo. Calenda ha già annunciato che la proposta sarà ripresenta tra sei mesi, cioé non appena le regola parlamentari lo consentiranno.