La Giunta per le elezioni del Senato trova un fragile accordo - all’unanimità - sull’allungamento dei tempi, ma lo scontro sulla decadenza di Silvio Berlusconi è solo rinviato. Per la precisione a mercoledì prossimo, ore 20.30, quando (dopo due sedute già convocate per lunedì pomeriggio e martedì mattina, così da esaurire i 19 interventi previsti) si arriverà comunque al voto sulla relazione di Andrea Augello. Con quali conseguenze lo spiega lo stesso relatore del Pdl, che abbandona sconsolato il cortile di Sant’Ivo alla Sapienza, accanto a Palazzo Madama, a smentire gli entusiasmi che il voto unanime sembrava accreditare. «Non mi pare che il Pd sia stato folgorato sulla via di Damasco», dice Augello. Dunque, «si può già immaginare la bocciatura della mia relazione, mercoledì, e in tal caso il nostro regolamento prevede che si nomini un altro relatore». A quel punto il presidente della Giunta (Dario Stefàno, di Sel) dovrà indicare il sostituto tra i membri che hanno bocciato la prima relazione, in modo da veder approvata la sua proposta, con un documento che chiederà, stavolta, la decadenza di Berlusconi. Prima però dovrà essere avviata, entro 10 giorni, la procedura di contestazione della precedente relazione. Cinque giorni saranno concessi invece a Berlusconi per presentare memorie difensive o chiedere di essere sentito in Giunta. Per cui entro fine mese ci dovrebbe essere il voto definitivo sula decadenza in Giunta e subito dopo quello dell’aula. La sensazione - denuncia ancora Augello, nel rimarcare che la sua sostituzione non potrà non avere «conseguenze politiche» - è che «l’obiettivo era solo quello di abbattere Berlusconi prima che lo abbatta qualcun altro». L’allusione è al 19 ottobre, giorno in cui la Corte di appello di Milano sarà chiamata a rideterminare la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici come sancito nella sentenza definitiva di condanna della Cassazione per i diritti Mediaset.Dunque, tempi allungati e spazio al diritto alla difesa, ma solo in Giunta, senza coinvolgere per ricorsi o richieste di pareri, organismi esterni (Corte Costituzionale, Corte di Giustizia della Ue, o Corte europea dei diritti dell’uomo) come chiedeva il Pdl e la difesa di Berlusconi, come aveva ipotizzato anche il relatore e come anche esponenti autorevoli del Pd, vedi Luciano Violante, avevano ritenuto di poter accordare. Tutti passaggi che avrebbero allungato i tempi, col risultato che sarebbe intervenuto prima il pronunciamento della Corte di appello sull’interdizione.«Un passo avanti nella condivisione di tempi è regole», commenta soddisfatto il presidente del Senato Pietro Grasso, da Barletta, informato sulle decisioni della Giunta. Ma che la linea del Pd non cambi, al di là dell’allungamento dei tempi, lo conferma Felice Casson, capofila del gruppo Pd in Giunta. Il quale, pur giudicando la decisione assunta un «compromesso accettabile», nel merito non indietreggia di una virgola: «La decadenza non è né una sanzione penale né amministrativa - avverte - e pertanto non si pone il problema della retroattività. La legge Severino è in linea con la Costituzione e con il diritto europeo».
Decisione unanime. Ma il relatore Augello dovrà essere sostituito. «Ci saranno conseguenze». Il Pd: niente dubbi sulla retroattività.
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