martedì 4 settembre 2018
Molti sindaci li hanno già spesi. Decaro (Anci): ricorreremo a Tar e Consulta per sanare questo «furto con destrezza». Poi la richiesta: «La Camera ponga rimedio al paradosso nel Milleproroghe»
I Comuni in rivolta contro il taglio dei fondi inseriti nel bando 2017
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I sindaci sono pronti ad alzare barricate, se all'interno del dibattito parlamentare non verranno reinseriti i fondi per le periferie nel Milleproroghe durante il passaggio alla Camera. Annunciano che sono pronti a fare ricorso al Tar, rivolgersi alla Corte Costituzionale, «usare tutti gli strumenti politici e giuridici». Alcuni sono pronti anche a «lanciare» in terra le fasce tricolori e anche a non presentarsi giovedì alla Conferenza Unificata interrompendo così di fatto i rapporti istituzionali. Perché nei loro confronti, dicono, è stato perpetrato il 6 agosto al Senato «un furto con destrezza», con l'approvazione di un emendamento (anche con i voti del Pd che quei fondi li aveva stanziati durante il governo Gentiloni) che di fatto congela il finanziamento di 1,6 miliardi del bando periferie per complessivi 96 progetti che interessano 87 comuni capoluogo e 9 città metropolitane per un totale di 326 comuni. Cioè 20 milioni di persone, un terzo del Paese

In una conferenza stampa il presidente dell'Anci, Antonio Decaro, al termine dell'audizione degli stessi sindaci in Commissione Bilancio alla Camera, ha spiegato le ragioni della protesta. «Ci aspettiamo che nel dibattito parlamentare - ha detto - che quell'emendamento venga eliminato e si torni a rifinanziare le periferie del nostro paese. Perché così si sta uccidendo il sogno delle nuove generazioni di avere quartieri riqualificati e con servizi». Anche perché «i contratti e le convezioni si rispettano».


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