C'è la confessione su alcuni punti essenziali dell'inchiesta: la fabbricazione dell'ordigno, l'averlo trasportato e posizionato dinanzi alla scuola, l'aver pigiato il tasto del telecomando per farlo esplodere. Non c'è ancora un movente chiaro, plausibile, invece, dietro l'attentato del 19 maggio scorso all'ingresso dell'istituto Morvillo Falcone di Brindisi, costato la vita alla sedicenne Melissa Bassi e il ferimento di altre cinque studentesse.Su questo fronte Giovanni Vantaggiato, l'imprenditore di Copertino (Lecce) che si è assunto la responsabilità dell'attentato ma sul quale gli inquirenti avevano già raccolto gravi indizi, "non ha spiegato nulla" ha sottolineato oggi il procuratore della Dda di Lecce, Cataldo Motta, in un'affollatissima conferenza stampa al Palazzo di giustizia di Brindisi. "Ho avuto un colpo di testa, che ci volete fare?", ha detto l'uomo. Ma gli inquirenti non gli credono."In sede di interrogatorio Vantaggiato ha ammesso la sua diretta partecipazione all'azione criminale, ma non ha voluto indicarne il movente, mantenendo un atteggiamento tendente evidentemente ad occultare il concorso di altri". È quanto è scritto nel decreto di fermo, in cui vengono ricostruiti gli elementi che hanno portato al fermo dell'uomo. Questi sono essenzialmente tre: le due auto nella disponibilità dell'uomo, che sono state viste nelle vicinanze della scuola la sera prima e il giorno stesso dell'attentato; il cassonetto usato per nascondere le bombole, del tipo usato da alcune amministrazioni salentine per la raccolta dei rifiuti; infine il rischio stesso che il presunto attentatore potrebbe correre con possibili reazioni delle vittime.A Giovanni Vantaggiato viene contestato il reato di 'strage in concorso aggravata da finalità di terrorismo'. Il decreto di fermo è stato firmato dal procuratore della Dda di Lecce, Cataldo Motta, dal sostituto procuratore della stessa Dda Guglielmo Cataldi e dal pm della procura di Brindisi Milto De Nozza; gli ultimi due erano assenti alla conferenza stampa, così come il procuratore di Brindisi, Marco Dinapoli. C'erano invece i vertici della magistratura salentina e investigativi (Ros e Sco), a cominciare dal responsabile della Direzione Anticrimine Centrale, Francesco Gratteri. Nel provvedimento di fermo, emesso poco dopo la mezzanotte di ieri, si contesta il concorso nel reato di strage, ipotesi che non esclude la presenza di eventuali complici: una formulazione, ha però precisato Motta, fatta "per coprire ogni eventualità". Domani la Procura distrettuale antimafia di Lecce formalizzerà la richiesta di convalida del fermo nei confronti di Vantaggiato; l'udienza dinanzi al gip del Tribunale di Lecce dovrà tenersi entro lunedì 11 giugno.Resta il vuoto determinato dal fatto che "la chiave di lettura attendibile, credibile" dell'attentato di Brindisi del 19 maggio scorso "non la si può fornire", come ha detto con molto realismo Gratteri. Tante le ipotesi ancora in piedi sul movente, ma a sciogliere il rebus dovrebbe essere Vantaggiato, a meno che gli accertamenti investigativi non portino a svelare il mistero. Per gli inquirenti, ad esempio, resta inspiegabile perché l'attentatore abbia scelto come obiettivo l'ingresso di quella scuola di Brindisi, tenuto conto che lui abita a Copertino, a 60 chilometri di distanza. Continuano a girare le voci su una 'vendetta per una sentenza di Tribunale ritenuta ingiusta che sarebbe stata emessa nei confronti dell'imprenditore per una presunta truffa da lui subita di oltre 300mila euro.Già, perché - secondo quanto emerso da accertamenti e interrogatorio - quella di farsi riprendere dalle telecamere del chiosco di fronte alla scuola Morvillo è stata una "imprudenza", come l'ha definita il procuratore Motta. Vantaggiato non se ne è accorto e questi elementi, uniti all'individuazione delle due auto - una Fiat Punto bianca e una Hyundai Sonica blu - nella disponibilità dell'imprenditore e utilizzate per compiere l'attentato, hanno contribuito al provvedimento di fermo. "È evidente" ha aggiunto oggi Motta che il volto dell'uomo che pigia il telecomando, filmato da una delle telecamere del chiosco, appartiene a Vantaggiato. "Ora siamo ad un punto di partenza" ha sottolineato ancora il procuratore della Dda di Lecce, perché con l'individuazione del presunto attentatore - che non ha la mano offesa ma ha l'abitudine di tenere la destra in tasca operando come un mancino - non si lavora più a 360 gradi, com'era accaduto nei primi giorni dell'inchiesta.Adesso sono sotto esame tutte le sfaccettature della vita dell'imprenditore: per un'intera giornata (alla presenza del difensore dell'indagato, l'avv. Franco Orlando) è stato perquisito il suo deposito di carburanti, lì dove avrebbe fabbricato l'ordigno che ha ucciso Melissa e ferito le sue compagne di scuola. Gli investigatori hanno sequestrato materiale, e hanno ispezionato anche la barca da 50 piedi che l'imprenditore tiene ormeggiata a Porto Cesareo e utilizza per le vacanze. Accertamenti sono in corso anche su due episodi avvenuti tempo fa a Torre Santa Susanna (Brindisi): l'esplosione di un ordigno al passaggio di una bicicletta con un uomo e l'incendio dell'auto dello stesso ciclista. C'è il sospetto che Vantaggiato sia coinvolto nei due episodi, anche perché quel ciclista era una delle persone processate per la presunta truffa da 300 mila euro. Per svelare il movente dell'attentato sono arrivati anche i carabinieri del Reparto Crimini Violenti, di recente istituzione. A meno che l'imprenditore non decida di rivelare perché quella mattina ha pigiato il telecomando, peraltro ancora introvabile.