Una veduta esterna degli Spedali Civili di Brescia, dove vengono condotte le autopsie delle sospette vittime di polmonite degli ultimi giorni (Ansa)
Ha ormai il profilo di una vera e propria epidemia il record di casi di polmonite – in buona parte dovuti alla legionella – registrati nelle ultime ore nel Nord Italia. Ieri il campanello d’allarme è suonato quando a Torino (quindi molto lontano dall’epicentro di Montichiari e dei vicini Comuni bresciani coinvolti finora) una donna di 61 anni è morta in una clinica dopo aver contratto il virus. La paziente aveva una situazione clinica compromessa da altre patologie e al momento del ricovero i medici le avrebbe diagnosticato una polmonite appunto, che i successivi accertamenti hanno poi collegato proprio alla legionella.
A preoccupare, però, è ancora e soprattutto la Lombardia, dove ci sono già stati due decessi, uno con diagnosi accertata di legionella, e 196 ricoveri (di cui 9 in terapia intensiva). In particolare sono gravi le condizioni di un 29enne bresciano in prognosi riservata all’ospedale San Gerardo di Monza. Il giovane è stato collegato alla macchina "Ecmo" per la pulizia del sangue, dopo aver contratto il batterio della legionella. Dopo un tentativo di ventilazione non invasiva, giovedì scorso il giovane è stato intubato e sottoposto a ventilazione meccanica. Le sue condizioni sono stabili, ma anche lui «aveva già un quadro clinico molto complesso». A riferirlo l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera, che al Consiglio regionale ha spiegato proprio ieri come il 70% delle persone colpite dalla polmonite siano uomini e tendenzialmente over 60, con poche eccezioni, assicurando che «la curva epidemica è in calo» e che «non ci sono dati che inducono a ritenere che ci siano nuovi casi». L’assessore smorza i toni e invita tutti alla calma: i numeri crescenti che stanno emergendo in questi giorni non sarebbero dovuti al fatto che vi sono nuovi casi di polmonite che emergono, ma a che «una valutazione più compiuta dei vari accessi ai pronto soccorso dell’area coinvolta, e le interlocuzioni con i medici, ci stanno dando un quadro più compiuto».
Almeno in 12 casi, in ogni caso, è stato accertato che si tratta di legionella. I due primi decessi legati al virus sono quelli di una paziente di 69 anni di Mezzane di Calvisano, nel Bresciano, morta il 7 settembre per polmonite e di un 82enne della provincia di Lecco morto sabato scorso all’ospedale di Desio (Monza-Brianza). «In merito a quest’ultimo – ha precisato ancora Gallera – voglio che sia chiaro che non sussiste alcuna connessione con i casi di polmonite registrati a Brescia, ma purtroppo rientra nella normale casistica annuale».
I casi di polmonite erano iniziati nella pianura bresciana ma ora hanno raggiunto il Mantovano (nel solo ospedale di Asola ci sono 22 ricoverati) e il Cremonese. Al momento, comunque, le autorità lombarde non ritengono sia necessario chiudere le scuole o raccomandare di non bere l’acqua del rubinetto, anche perché bambini, i giovani e le persone che non hanno problemi di salute non sono stati colpiti. Sulle origini dell’epidemia è stata aperta un’inchiesta: sarebbe per ora escluso che la responsabilità del contagio sia da ascrivere all’acquedotto. Sono comunque stati effettuati campionamenti alla rete idrica (più di 50 punti campionati) e presso le abitazione dei soggetti con diagnosi di legionellosi, mentre sono in programma campionamenti nelle torri di raffreddamento di insediamenti industriali della zona.
Cos'è, come si contrae e chi è a rischio?
Le risposte sulla malattia del legionario
La “malattia del legionario”, più comunemente definita legionellosi o legionella, è un’infezione polmonare causata dal batterio Legionella pneumophila. Il genere Legionella era stato così denominato nel 1976, dopo un’epidemia diffusasi tra i partecipanti al raduno della Legione Americana al Bellevue Stratford Hotel di Philadelphia. La legionellosi viene normalmente acquisita per via respiratoria dai virus che si possono annidare in condotte cittadine e impianti idrici degli edifici come serbatoi, tubature, fontane e piscine. I più esposti sono anziani, fumatori, malati cronici e immunodepressi.