Don Loriano davanti ai campi allagati dell'oratorio dei Romiti, a Forlì - Daloiso
È il prete dei lutti e della speranza, don Loriano. La bella chiesa parrocchiale di Santa Maria del Voto in Romiti, all’angolo di viale Firenze, «è casa mia da vent’anni e mi è toccato contare tre morti tra i miei parrocchiani». Vittorio l’hanno trovato che galleggiava tra le poltrone e i televisori, «Adriana e Franco sono stati sepolti nella loro casa, costruita con tanti sacrifici». Lei, Adriana, il sacerdote se la ricorda ancora bambina, quando insieme alla comunità Papa Giovanni l’ha accolta in una casa famiglia di Forlì assieme ai fratelli: «Venivano da una famiglia poverissima, che non poteva mantenerli. L’ho vista crescere, diventare una donna, farsi una vita». Finché il Montone, un rigagnolo d’acqua che in 50 minuti è diventato una furia, ha iniziato a salire dall’avvallamento alle spalle della parrocchia e ha sommerso ogni cosa. Non c’è stato niente da fare, per la gente di qui: ai Romiti lo scenario è da bombardamento, polvere e macerie, l’esercito per le strade.
«La speranza viene da loro – spiega don Loriano –, dai giovani soldati che ho visto arrivare per portare aiuto, non guerra. Domenica affollavano lo spiazzo dell’oratorio assieme ai ragazzi. Vedere tanti giovani, tanta generosità dopo l’appiattimento del Covid mi ha riempito il cuore. È quello che dobbiamo tenere fermo, è il dono di questo disastro».
Ai Romiti non s’è salvato nemmeno il cimitero parrocchiale: l’acqua è entrata nei loculi e ha scoperchiato le tombe. I campi da calcio sono una palude, «la sera è un concerto di rane». Le strutture degli scout sono irrimediabilmente compromesse. Il tendone e i frigoriferi per le serate di festa e per i ragazzi dell'oratorio e del doposcuola distrutti. Non ha voluto lo stesso le idrovore, don Loriano, «perché prima devono essere usate per aiutare le famiglie della mia comunità. Hanno perso tutto». Arriveranno prima o poi, tentando l’impresa impossibile di far riemergere gli spazi di gioco per l’oratorio estivo. Persino le prime comunioni sono state rimandate a data da destinarsi: «Di 29 bambini, 28 sono alluvionati. Se e quando le faremo, saremo tutti insieme, e sarà una grande festa». L’acqua ha risparmiato le pale cinquecentesche della chiesa e l’effigie della Madonna del Voto che ricorda il miracolo della Madonna del Fuoco, protettrice della città, la cui immagine originale si trova in Duomo: si salvò da un devastante incendio, nel 1428, «e a noi piace pensare che ci salveremo come lei».
Don Loriano, a salvare vite, ha pensato nella notte dell’alluvione: accanto ai container degli scout, sommersi nella palude, dava ospitalità dallo scorso inverno a tre ragazzi di origine marocchina. Due, fratelli, sono arrivati con un barcone sulle coste della Sicilia. Quando l’acqua ha iniziato a salire «rischiavano di annegare qui, in Romagna»: l’anziano sacerdote è sceso con il cappellano, don Albert (anche lui di origini africane, del Camerun) e li hanno tirati fuori. «Fino a ieri li abbiamo tenuti su in canonica, con noi. Ora la Caritas li ha sistemati in un alloggio. La bella notizia è che hanno trovato lavoro, proprio in questi giorni, in centro. Ripartiamo anche da questo».
Per contribuire direttamente alla ricostruzione del quartiere Romiti, a Forlì, aiutare le famiglie che hanno perso tutto e far partire l'oratorio estivo in parrocchia si può fare una donazione all'iban: IT16X0538713200000003847021.