Vita

Verso la Giornata. Accogliamo la Vita nascente. Ora più che mai

Eugenia Roccella giovedì 24 marzo 2022

Sono oltre 40 le associazioni che compongono la Rete per l’istituzione della Giornata della vita nascente. Cosa chiedono? Che l’Italia, come hanno già fatto altri Paesi nel mondo, soprattutto in America latina, dedichi ufficialmente il 25 marzo alla maternità, alla vita che nasce; e per questo è stata indicata una data fortemente simbolica, quella dell’Annuncio a Maria. Si può obiettare che per rilanciare la felicità dell’essere genitori, di accogliere la vita, sono necessarie cose ben più concrete, provvedimenti di sostegno alle mamme, equità fiscale per le famiglie con figli, servizi, lavoro. Ma l’iniziativa servirà proprio a fare il punto, ogni anno, su quello che è stato fatto e quello che si può fare per contrastare l’inverno demografico e incoraggiare la scelta genitoriale.


Nei progetti di legge depositati alla Camera e al Senato (in tutto sei, sottoscritti da parlamentari di forze politiche diverse) si legge che si promuoveranno incontri e manifestazioni per «divulgare l’importanza della maternità e della paternità, diffondere informazioni sulla gestazione e l’evento nascita, sulle cure da prestare al nascituro e alla donna in stato di gravidanza, sui diritti spettanti alla gestante, i servizi sanitari e di assistenza presenti sul territorio, la legislazione sul lavoro a tutela della madre e del padre, nella prospettiva di far emergere tutta la positività dell’esperienza genitoriale e di sviluppare la solidarietà tra le generazioni».

Se davvero si vuole rovesciare la tendenza alla denatalità che affligge l’Italia, e che si sta facendo sempre più grave, i provvedimenti sociali ed economici, pur assolutamente indispensabili, da soli non sono sufficienti. Occorre stimolare un’adeguata presa di coscienza e sensibilizzazione nei confronti della vita che nasce. Occorre passare dall’indifferenza all’attenzione, alla solidarietà, all’accoglienza. Come è scritto nel manifesto costitutivo della Rete, «Ogni mamma ha diritto di essere sostenuta e accolta da tutta la collettività. Ogni bambino è un dono e un prodigio, ha una missione unica da svolgere nel mondo. La scelta di aprirsi alla generazione e all’accoglienza di una nuova vita è un valore prezioso per tutti. La maternità e la paternità sono un bene sociale, arricchiscono il mondo di nuove risorse e di nuove energie».

Per raggiungere l’obiettivo le associazioni, nello spazio di un anno, hanno messo in campo molte iniziative, e altrettanto faranno nel prossimo futuro. Non potendo, a causa della pandemia, predisporre eventi in presenza, il 25 marzo 2021 era stato organizzato un Festival in streaming, con interventi importanti, dal presidente dell’Istat Giancarlo Blangiardo al regista Pupi Avati, da campionesse olimpiche come Elisa Di Francisca all’ostetrica ultranovantenne Maria Pollacci, da economisti come Lorenzo Becchetti a personaggi amati dal pubblico televisivo come Licia Colò. Il 2 marzo scorso i rappresentanti della Rete sono stati ricevuti dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, che si è dimostrata molto interessata al progetto, e a cui sono state consegnate anche le firme dei tanti sindaci che sostengono la Giornata e chiedono che i progetti di legge non rimangano lettera morta.

Anche quest’anno la Rete avrebbe voluto celebrare festosamente, domani, il 25 marzo. Impossibile, però, ignorare in questi giorni le immagini di devastazione e dolore a cui assistiamo. Le bombe russe piovono a grappoli sulle città dell’Ucraina, le donne e i bambini fuggono, la logica della violenza e della morte prevale. Incombe su di noi il tremendo spettacolo di donne incinte ferite o in fuga, di campi profughi assiepati di bambini dallo sguardo smarrito, di famiglie divise e sconvolte. Eppure, nonostante tutto, nonostante l’orrore, la vita continua a nascere. La first lady ucraina, Olena Zelenska, in un’intervista ha affermato che ci sono state dall’inizio della guerra più di 4.000 nuovi nati: «Sono venuti al mondo nei sotterranei, nelle stazioni della metropolitana, nei rifugi anti-bomba... talvolta nei reparti maternità bombardati».

Scegliere di rimandare la manifestazione italiana non significa che l’obiettivo sia stato messo in sordina o dimenticato, anzi: mai come durante le guerre, quando la sofferenza e la paura stringono nella loro morsa le persone, bisogna reagire difendendo in ogni modo la vita. Per questo sorprende, e turba, la decisione del Parlamento italiano, che proprio pochi giorni fa ha approvato alla Camera la legge sul suicidio assistito. Sono anche scelte come questa che danno l’impressione che le democrazie occidentali siano in declino, avviate su una china di debolezza. In qualche nazione infatti ha preso piede l’idea di un’Europa facilmente ricattabile, poco disposta a spendersi per la democrazia e la libertà, incline a cedere sui princìpi pur di mantenere intatti il proprio stile di vita e le proprie comodità. Invece la reazione a difesa della pace e della libertà c’è stata. La risposta compatta del vecchio mondo di fronte all’invasione dell’Ucraina ha sorpreso molti, forse anche noi stessi. Ma schierarsi con forza per la libertà e la pace tra i popoli vuol dire anche rilanciare la speranza, la continuità delle generazioni, la fiducia nel futuro. Vuol dire difendere la vita sempre, in tutte le sue forme e in tutte le condizioni.

Il 25 marzo papa Francesco consacra all’Immacolato Cuore di Maria la Russia e l’Ucraina. Lo stesso atto, lo stesso giorno, viene compiuto a Fatima dal cardinale Krajewski, come inviato dal Santo Padre. E' la migliore celebrazione di un giorno così denso di significato per i credenti, un fortissimo invito alla pace e, insieme, alla vita. Intanto la Rete continuerà a prendere iniziative per dare continuità alla campagna e ottenere l’istituzione della Giornata. Scegliamo di ritrovarci insieme, a breve, per realizzare il nostro obiettivo, e tornare a vedere intorno a noi, finalmente, un paesaggio più sereno.