BABELE LEGISLATIVA. Utero in affitto, regole affidate al caos
Stati che proibiscono l’utero in affitto.Francia, Germania, Italia, Messico (Queretaro), Svezia, Svizzera, alcuni stati degli Usa, Cina (continentale, esclusa Hong Kong). In Austria e Norvegia è proibita la cessione di ovociti, e il divieto di maternità surrogata è una conseguenza, quando l’ovocita non appartiene alla donna che mette a disposizione il proprio utero. In questi paesi non valgono quindi gli accordi di maternità surrogata stipulati altrove, e solitamente la madre legale del bambino, è la donna che lo ha partorito.
Stati in cui la maternità surrogata è sostanzialmente non regolata. Sono quelli in cui la legge non prevede un divieto esplicito, e quindi la madre surrogata non può essere obbligata a rispettare il contratto, cioè a cedere il neonato. Spesso sono proibiti, e puniti penalmente, gli accordi che prevedono espressamente pagamenti, mentre sono incoraggiate le maternità in affitto cosiddette "altruistiche", cioè in cui sono previste cifre "ragionevoli" per le spese sostenute dalle donne. Si tratta di Argentina, Australia (nel Nord), Belgio, Brasile (non c’è una legge ma esistono linee guida per le cliniche), Canada, Repubblica Ceca, Irlanda, Giappone (la Società Giapponese di Ostetricia e Ginecologia ha adottato linee guida nel 2003 che vieta ai medici di essere coinvolti nelle maternità surrogate, ma non c’è una norma che la proibisca), Messico (Messico City), Olanda, Venezuela, alcuni stati Usa. Generalmente in questi stati la giurisprudenza tende a riconoscere come madre legale del bambino la donna che gli è geneticamente legata.
Stati in cui è espressamente permessa e regolata.Si dividono in due gruppi: un primo in cui si segue un processo di approvazione del contratto di surroga prima che la donna resti incinta. Un organismo apposito verifica il rispetto dei requisiti previsti dalla legge. Solitamente è vietato un pagamento esplicito, ma sono consentite elargizioni di somme per spese “ragionevoli” sostenute durante la gravidanza, spesso indefinite. In questi casi la madre surrogata è obbligata a rispettare il contratto, che sostanzialmente passa dalle parti contraenti allo stato, che ne punisce la violazione. I paesi sono: Australia (Victoria, Western Australia e, per prassi piuttosto che per legge, Australia Capital Territory), Grecia, Israele (è previsto un compenso mensile per “dolore e sofferenza” oltre al rimborso spese, ma in certi casi il ripensamento è consentito), Sud Africa (se la madre surrogata è anche quella genetica ha due mesi di tempo per ripensarci), e, parzialmente, la Nuova Zelanda. Nel secondo gruppo di stati le condizioni dell’accordo sono verificate retrospettivamente, e dopo la nascita del bambino si trasferisce la responsabilità legale dei genitori dalla surrogata (e il partner) ai committenti. In questi casi la legge non obbliga all’adempimento del contratto, e la madre surrogata non può essere obbligata a rinunciare al bambino. Parliamo di: Australia (Queensland, New South Wales, South Australia), Canada (Alberta, British Columbia), Cina (Hong Kong SAR), Gran Bretagna (v. articolo del 10 agosto).
Stati con un approccio permissivo e che consentono pagamento esplicito.L’accesso ai contratti di gestazione conto terzi è consentito anche a coppie che non risiedono in questi stati, alle quali comunque sono spesso richiesti altri requisiti specifici, diversi da paese a paese. Dopo la stipula del contratto di solito sono previste procedure che definiscono genitori legali del neonato uno o entrambe i committenti. La madre surrogata può avere o non avere l’obbligo di cedere il bambino agli aspiranti genitori, a seconda dei paesi. Si tratta di: Georgia, India, Russia, Tailandia, Uganda, Ukraina, e 18 stati negli Usa (con varie legislazioni). Sono state segnalate agenzie con madri surrogate da Armenia e Moldova. Sono questi gli stati “hubs”, centri di riferimento dove arrivano da tutto il mondo coppie in cerca di uteri in affitto.