Vita

Il tema. Utero in affitto, ferita di tutto il mondo

Antonella Mariani giovedì 23 marzo 2023

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Cento esperti di differenti discipline – soprattutto giuristi, medici, psicologi, sociologi e filosofi – e di 75 nazionalità diverse, riuniti nei giorni scorsi a Casablanca, hanno firmato una Dichiarazione in cui chiedono il bando globale della surrogazione di maternità e incoraggiano gli Stati a iniziare un processo che porti all’adozione di una Convenzione internazionale vincolante per tutti coloro che la ratificano, come fu ad esempio quella contro l’uso delle mine antiuomo nei conflitti.

La Dichiarazione nasce da un confronto tra esperti di diverse religioni, culture, provenienze: la conclusione a cui sono arrivati è che la dimensione globale del business della maternità surrogata richiede ormai una risposta internazionale e che l’unico modo per proteggere le donne e i bambini dalla domanda crescente sia che gli Stati lavorino insieme in direzione dell’abolizione, laddove la pratica dell’utero in affitto è ammessa o tollerata. «Convinti che il contratto con cui uno o più contraenti concordano con una donna che questa partorirà uno o più bambini per poi consegnarli alla nascita viola la dignità umana e contribuisce alla mercificazione delle donne e dei bambini, chiediamo agli Stati di condannare la maternità surrogata in tutte le sue forme e modalità, sia a pagamento che non, e di adottare misure per combattere questa pratica. A tal fine, formuliamo le seguenti raccomandazioni agli Stati: vietare la maternità surrogata sul proprio territorio, negare qualsiasi valore legale ai contratti che prevedono l’impegno di una donna a portare in grembo e far nascere un bambino (per altri, ndr), sanzionare le persone fisiche o giuridiche che si propongono come intermediari tra madri surrogate e aspiranti genitori, sanzionare chi ricorre alla maternità surrogata sul proprio territorio, sanzionare i propri cittadini che ricorrono alla maternità surrogata al di fuori del proprio territorio, agire per l’adozione di uno strumento giuridico internazionale che porti all’abolizione universale della maternità surrogata. In allegato a questa dichiarazione, proponiamo un progetto di Convenzione internazionale a libera disposizione degli Stati che vorranno impegnarsi in questo processo».

Va ricordato che sono solo 20 (su 212) i Paesi del mondo che hanno legalizzato, con diverse modalità, la gravidanza per altri: Australia, quattro Stati degli Usa, Regno Unito, Canada, Bielorussia, Russia, Ucraina, Kazakistan, Georgia, India, Israele, Messico, Nepal, Thailandia, Guatemala, Cipro, Grecia, Belgio, Repubblica Ceca e Islanda. La Dichiarazione di Casablanca per il bando della maternità surrogata parte dell’idea che la pratica sia «intrinsecamente contraria alla dignità umana e ai diritti umani e che nessuna variante sia accettabile. L’idea di una surrogata etica è un imbroglio, perché non esiste e non può esistere». Un po’ come sta accadendo in Italia con la formulazioni di proposte di legge “secche” per rendere la gravidanza per altri un reato universale, così la Dichiarazione chiede ai Paesi di adottare misure contro la maternità surrogata, senza approfondire i vari motivi – che possono essere diversi in base alla cultura, alla religione... – per cui questa pratica viola i diritti umani.

Tra i firmatari, Aude Mirkovic, portavoce dell’associazione francese Giuristi per l’infanzia, impegnata in patria contro l’apertura della procreazione assistita alle coppie lesbiche. Dal Paraguay è arrivato a Casablanca Lindolfo Mendoza, già presidente della Società di perinatologia; dagli Stati Uniti Katy Faust, presidente dell’associazione «Them before us» (Loro prima di noi); dal Camerun Christian Totsie, presidente dell’associazione Prendersi cura della vita. Gli esperti si sono confrontati sugli aspetti antropologici ed etici connessi all’utero in affitto, compreso lo sfruttamento delle donne del Terzo Mondo. Nel suo intervento Angela Gandra, già Segretaria di Stato del Brasile, ha detto con chiarezza che «un bambino deve essere generato, non prodotto». Come osservatore indipendente a Casablanca era presente Suzanne Aho Assouma, ex ministra della Sanità del Togo e ora membro del Comitato sui diritti dell’infanzia dell’Onu, che vigila sul rispetto della omonima Convenzione: «Sicuramente – ha detto – la maternità surrogata è un attacco alla dignità umana e quindi una violazione dei diritti del bambino e della donna. Dobbiamo combattere il traffico di bambini nati dalla Gestazione per altri». La psicologa belga Anne Schaub ha sottolineato come la Gpa provochi «la ferita dell’abbandono». «Il bambino – ha detto – non ha la possibilità di scegliere se affezionarsi alla donna che lo porta in grembo, non ha la capacità di dire a sé stesso “lascio mia madre ma non importa, ne avrò un’altra”».

Per l’Italia erano presenti Vincenzo Bassi, presidente della Fafce (la Federazione europea della associazioni familiari cattoliche) e il filosofo Angelo Bottone, docente in una università irlandese. «La maternità surrogata è ormai una questione internazionale: le leggi nazionali infatti vengono aggirate semplicemente andando all’estero, nei Paesi in cui è ammessa o tollerata – ragiona Bottone –. La Dichiarazione di Casablanca è importante per ché sottolinea proprio questa dimensione sovranazionale e tenta di creare uno schema di lavoro comune. Inoltre il fatto che l’abbiano sottoscritta 100 esperti di 75 Paesi sottolinea come ormai ci sia una sentimento condiviso di rifiuto di una pratica che è soprattutto un grande mercato».