È scontro sui tempi della discussione in Senato del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili. L'accelerazione annunciata nei giorni scorsi sta facendo i conti con l’attesa della relazione tecnica del Ministero dell'Economia che deve verificare la copertura finanziaria per la legge attualmente all’esame della Commissione giustizia di Palazzo Madama. I lavori restano bloccati in attesa del parere della Commissione Bilancio, vincolato a sua volta al parere del Governo. La Commissione si riunirà soltanto se arriverà il documento del governo.
In aula intanto i fautori del disegno di legge – Pd in testa – cercano di stringere i tempi usando anche la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che peraltro non ha affatto posto vincoli di agenda e di contenuto al Parlamento italiano contrariamente a quanto si è cercato di far credere all’opinione pubblica.
Il tentativo di arrivare al più presto alla discussione in aula è passato attraverso il voto col quale la Conferenza dei capigruppo ha deciso di mettere in calendario l'esame del controverso e ancora assai discusso ddl Cirinnà «l'ultima settimana di lavoro» prima della pausa estiva, e dunque già in agosto, ma «ove concluso l'esame in Commissione».
«Ho anche chiesto al presidente del Senato di sollecitare la Commissione Giustizia a votare presto gli emendamenti», ha affermato il capogruppo Pd
Luigi Zanda, che ha aggiunto: «Abbiamo chiesto a Grasso di sollecitare la Commissione Giustizia affinché si votino gli emendamenti perché un testo così importante merita di arrivare in aula con il mandato al relatore». Gli emendamenti ancora da esaminare, oltre che ancora numerosissimi, vertono su materie delicatissime come natura dell’istituto delle unioni civili, reversibilità in materia pensionistica e statuto dei figli che non tollerano certo compressione dei tempi di discussione.
Malgrado questo, anche la presidente della Camera,
Laura Boldrini è intervenuta sostenendo la necessità di accelerare i tempi: «Sulle unioni civili il tempo è scaduto. Il Parlamento non può tralasciare» questo tema «o metterlo in secondo piano». Il Movimento Cinque Stelle ribadisce di essere pronto ad approvare in fretta la legge e non perde occasione per attaccare il Pd, che secondo Danilo Toninelli lo «ha bloccato per giochi politici».
Molto dura la reazione di chi si batte per una soluzione rispettosa dell’unicità della famiglia costituzionale contro la strategia di velocizzare il passaggio del ddl in Senato. «La decisione di portare in aula ad agosto il ddl Cirinnà è una provocazione politica e uno schiaffo alle migliaia di famiglie che hanno dato vita alla manifestazione del 20 giugno scorso», afferma il senatore
Carlo Giovanardi (Ap). «Non soltanto infatti – aggiunge il parlamentare – il governo non ha presentato in Commissione Bilancio la relazione tecnica sui costi della reversibilità e gli oneri per i datori di lavoro, ma la Commissione Giustizia non si è ancora posta il problema delle indispensabili coperture e non ha ancora iniziato a discutere neppure uno dei circa 1.500 emendamenti che sono stati presentati da vari gruppi parlamentari, compresi quelli del Pd impegnati in una mediazione interna».
Di conseguenza secondo Giovanardi «si tratta chiaramente di una forzatura nel momento in cui l'opinione pubblica si sta rendendo conto che il vero obiettivo delle associazioni gay e di questo ddl non sono né i diritti fondamentali né le eventuali discriminazioni, ma l'adozione dei bambini e la pratica dell'utero in affitto attraverso la previsione della cosiddetta "stepchild adoption"».
«Il provvedimento non può approdare in aula finché non si conclude l'esame in Commissione – conferma il senatore di Forza Italia,
Maurizio Gasparri –. Il 7 agosto è l'ultimo giorno di lavori del Senato prima di una breve pausa. È evidente che spinte in avanti sono impraticabili. C'è solo un'esigenza propagandistica».
«La regolamentazione delle unioni civili è un tema importante e delicato, da affrontare al riparo da ideologismi – sottolinea la deputata di Forza Italia
Annagrazia Calabria –. Serve una riflessione seria per arrivare ad una soluzione che sia il più possibile rispettosa delle diverse sensibilità che esistono nella società. Le forzature come quelle compiute da alcuni sindaci, primo fra tutti il sindaco di Roma Marino, celebrando matrimoni non riconosciuti dal nostro ordinamento, non servono. Così come credo non servano le fughe in avanti di personalità istituzionali che, per il ruolo che ricoprono, dovrebbero essere garanti di terzietà».
«L'iscrizione dei disegno di legge sulle unioni civili nel calendario dell'aula del Senato per i primi giorni di agosto è subordinata alla conclusione dei lavori in Commissione – ribadisce
Maurizio Sacconi (Ncd) –. Il che vuol dire che è praticamente impossibile perché la Commissione non ha nemmeno iniziato l'esame e il voto dei singoli emendamenti. Il provvedimento – aggiunge – non ha ancora il necessario e complesso parere della Commissione Bilancio mancando perfino la relazione tecnica del governo. Ed è noto che con questa legge si vuol mettere in discussione con il concetto di famiglia l'intero modello non solo antropologico ma in conseguenza anche sociale. Il tanto enfatizzato ostruzionismo finora non è stato mai praticato in Commissione e per quanto mi riguarda ho presentato un numero normalissimo di emendamenti tutti sostanziali e riconducibili al disegno di legge di cui sono primo firmatario. Questa iscrizione all'ordine del giorno è tutta teorica, potremmo dire solo una sceneggiata».