Si lavorerà anche in notturna: così il fronte pro-ddl Cirinnà prova a tirare la volata al testo sulle unioni civili prima della pausa estiva. Dalla prossima settimana, infatti, la commissione Giustizia del Senato si riunirà ad oltranza per votare gli oltre 1.300 emendamenti presentati al provvedimento. Anche se non c’è alcuna certezza di arrivare al voto di palazzo Madama prima di settembre anzi fonti parlamentari parlano di un approdo in assemblea soltanto dopo le vacanze - si tenta comunque il colpo di mano, schiacciando il piede sull’acceleratore. La relazione del Mef, inviata la settimana scorsa, ha già messo nero su bianco gli oneri complessivi recati dal ddl Cirinnà: dai 3,7 milioni nel 2016 ai 22,7 milioni nel 2025. Così oggi dovrebbe arrivare in commissione Giustizia pure il parere della commissione Bilancio sulle coperture economiche e il peso cui conti pubblici del disegno di legge. A giungere per adesso, in realtà, è stata soltanto la 'spinta' ideale dello stesso padrone di casa, il presidente del Senato Pietro Grasso. Sulle unioni civili «non posso non sottolineare con forza il ritardo accumulato negli anni», ha detto difatti durante la cerimonia del Ventaglio il numero uno di Palazzo Madama, aggiungendo che «ormai è giunto il tempo per riconoscere piena cittadinanza ai diritti delle coppie omosessuali, prendendo atto e regolando la realtà sociale del nostro Paese». Una scelta di campo, quella di Grasso, che non è piaciuta al deputato di Per l’Italia, Gian Luigi Gigli. Su Twitter, il capogruppo di Pi in commissione Affari costituzionali di Montecitorio, ha sottolineato come «l’arbitro Grasso non può essere in partita».