È arrivato il famoso milione del signor Bonaventura e sono le firme raccolte in tutta Europa nel corso della straordinaria mobilitazione a difesa dell’embrione che, nel corso dei mesi, ha saputo incanalare il comune sentire di tanti popoli. Il mondo cattolico (e non solo) europeo si è mosso unito e convinto.Si è partiti in sordina. Il 25 marzo, si tiene la prima riunione del costituendo Comitato italiano per
Uno di Noi, cui aderisce la quasi totalità delle associazioni e dei movimenti ecclesiali italiani. A quella data, il report delle firme raccolte segnalava un poco incoraggiante 120mila. Ma, all’indomani della giornata di mobilitazione nazionale del 12 maggio e delle parole di sostegno di Papa Francesco, ecco che il termometro balzava già a 360mila sottoscrizioni, con l’Italia in prima fila: da sola, superava le centomila firme. Le centinaia di banchetti predisposti sui sagrati delle chiese e l’entusiasmo delle migliaia di volontari hanno fatto il resto.È stata proprio l’Italia il motore trainante della raccolta. Via via che la campagna si diffondeva, i dati segnalavano una crescita costante e inarrestabile. Il 10 luglio, le adesioni nel nostro Paese erano più di 256mila e in Europa arrivavano a 730mila. A poco a poco, i 28 Paesi dell’Unione raggiungevano l’obiettivo minimo e, in una staffetta virtuosa, lo superavano di slancio. Oggi, dopo 7 mesi di campagna e a 7 settimane dal termine della raccolta firme, si vola per superare anche il traguardo già raggiunto. Solo ieri e solo per l’Italia, Michele Trotta, il coordinatore italiano e responsabile per la privacy, ha verificato la validità di quasi diecimila firme. Sì, perché anche il tragitto burocratico non è stato cosa da poco. L’idea infatti è nata dalla possibilità di utilizzare un nuovo strumento di democrazia partecipativa, la cosiddetta “Iniziativa dei cittadini europei” (Ice), predisposto dal Trattato di Lisbona ed entrato in vigore l’1 aprile 2012. Grazie a tale istituto si dà l’opportunità ai cittadini dei Paesi membri di chiedere all’Unione europea, dopo aver raccolto almeno un milione di firme (denominate “dichiarazioni di sostegno”) in almeno sette Stati aderenti, una legge comunitaria inerente materie di sua competenza.La raccolta delle adesioni ha dovuto però seguire regole rigidissime. Non era sufficiente raccogliere indistintamente un milione di firme (entro il 1° novembre 2013), sia attraverso i moduli cartacei, sia tramite procedure telematiche, ma occorreva farlo mediante criteri predefiniti per quanto riguarda la validità delle dichiarazioni di sostegno. E allora ecco che per superare le pastoie burocratiche l’attenzione dei volontari si è moltiplicata e le iniziative sono germogliate diverse e fruttuose: postazioni fisse nelle fiere di paese, raccolta one-to-one in spiaggia, sensibilizzazione negli incontri pubblici, tam tam virale con Twitter e Facebook. Dai grandi numeri dei grandi appuntamenti associativi, al foglio firme della parrocchia di periferia, è arrivato a un milione. E non ci si ferma.