Vita

Sanità. Oggi è possibile diventare mamma dopo i trattamenti oncologici

Elisabetta Gramolini martedì 7 maggio 2024

Lucia Del Mastro, coordinatrice della Breast unit presso l’Ospedale Policlinico San Martino di Genova

A distanza di cinque anni da una diagnosi di cancro, due donne su tre oggi in Italia sono vive. E se questo risultato (fino a qualche decennio fa impensabile) non bastasse, bisognerebbe ricordare quanto la scienza abbia raggiunto per permettere alle donne di diventare mamme alla fine dei trattamenti oncologici. I passi compiuti sono impressionanti, ma molto va ancora fatto per consentire alle pazienti di affrontare serenamente la maternità ed evitare che si manifestino recidive, come nel caso di Azzurra Carnelos, la donna che aveva interrotto le cure in gravidanza ed è morta a otto mesi dal parto.

Italia in prima linea

«Il nostro Paese ha dato un contributo fondamentale alla ricerca per la preservazione della fertilità», spiega la professoressa Lucia Del Mastro, docente ordinario di oncologia medica all’Università di Genova e coordinatrice della Breast unit presso l’Ospedale Policlinico San Martino di Genova. Le sue ricerche si focalizzano sul cancro al seno, il tumore più diffuso in assoluto in Italia. L’ultimo studio, solo per ordine di tempo, a cui ha partecipato, è stato pubblicato quest’anno sulla rivista Jama ed ha dimostrato che la gravidanza non ha un impatto negativo sulla prognosi per le donne affette da tumore al seno con la mutazione Brca1 e Brca2. Ma la professoressa è soprattutto una pioniera degli studi sulla preservazione della fertilità. I primi successi infatti risalgono a oltre venti anni fa: «Uno studio nei primi anni 2000 – ricorda la docente –, coordinato dall’Università di Genova e finanziato dalla Fondazione Airc, ci ha permesso di capire la funzione di una classe di farmaci (gli analoghi Lh-Rh) capace di mettere in uno stato di quiescenza le ovaie durante la chemioterapia e ridurre così la tossicità. In questo modo è possibile ridurre la percentuale di donne che va incontro a una menopausa precoce per colpa della chemioterapia ed aumentare la probabilità di diventare madri». Nel 2016 il farmaco è stato approvato dall’Aifa, fornito a tutte le donne che hanno interesse a preservare la funzione ovarica, divenendo una indicazione che fa parte delle linee guida nazionali e internazionali. «A questa – aggiunge la professoressa –, si possono associare anche altre strategie. Una di queste, messa a punto sempre dall’Italia, è il congelamento degli ovociti che vengono reimpiantati al termine del trattamento chemioterapico».

I numeri delle donne

Secondo i dati dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e dell’Associazione italiana registri tumori (Airtum), lo scorso anno in Italia sono state oltre 187mila le nuove diagnosi che hanno riguardato il genere femminile, 1300 in più rispetto all’anno precedente. Il tumore che colpisce di più le donne è sempre la mammella (circa 55.900 nuovi casi), seguito da colon-retto (circa 23.700), polmone (circa 14mila) e utero (circa 10.200).

Non solo femminili

Non ci sono solo i tumori tipici del genere femminile a ricevere le attenzioni della ricerca per migliorare le aspettative e la qualità di vita delle pazienti. Per il tumore al polmone, uno dei più frequenti sia fra gli uomini sia fra le donne, si sta valutando la possibilità di compiere screening per la diagnosi precoce nelle popolazioni a rischio attraverso un esame molecolare che, insieme alla Tac spirale, permette di individuare in anticipo e con precisione la neoplasia. Anche per il cancro al colon, sebbene sia ancora sperimentale, buone prospettive giungono dalla biopsia liquida che potrebbe individuare prima degli esami di imaging la ripresa della malattia e orientare la scelta dei trattamenti dopo gli interventi chirurgici di rimozione del tumore.

Benedetta Parodi, testimonial Airc per le azalee della ricerca 2024 - .

In piazza per la ricerca

Domenica 12 maggio, in concomitanza con la festa della mamma, 20mila volontari della Airc distribuiranno oltre 600mila piantine di azalea a fronte di una donazione minima di 18 euro. Sono quarant’anni che la Fondazione si impegna per sostenere la ricerca sui tumori che colpiscono le donne.

Ilaria Capua, testimonial Airc per le azalee della ricerca 2024 - .

Con una raccolta totale di circa 300 milioni di euro, la “Azalea della ricerca” ha contribuito in questi anni al miglioramento della qualità di vita, attraverso diagnosi sempre più precoci, approcci chirurgici meno invasivi e terapie più precise e mirate, più efficaci e meglio tollerate. Per maggiori informazioni www.azaleadellaricarca.it.