Vita

Aborto. Perché la «Stanza dell’Ascolto» dà tanto fastidio?

Claudio Larocca sabato 5 ottobre 2024

Un cartello inequivocabile a una manifestazione che contesta la "Stanza dell'Ascolto"

«Nervi tesi, Pro vita appesi» e accanto un disegno stilizzato dell’impiccato: è solo uno dei tanti slogan esposti durante la manifestazione, dai toni volgari e intimidatori, tenutasi sabato scorso a Torino contro la “Stanza dell’Ascolto” recentemente aperta nell’Ospedale Sant’Anna.

Un’anacronistica espressione di pseudo-femminismo che, affiancata e resa più pericolosa da gruppi anarchici che hanno poi occupato l’Ospedale, fa seguito a oltre un anno di continue e ripetute bugie diffuse sui giornali a una sola voce e amplificate dalla complicità di alcuni politici.

Ancora una volta la nostra risposta sarà solo il nostro servizio gratuito rivolto a donne e coppie che, trovandosi a vivere una gravidanza difficile e non che necessariamente abbiano fatto richiesta di abortire, hanno bisogno di aiuti e alternative, ignorati nei loro drammi da queste manifestazioni che parlano di libertà e diritti, ma di fatto li calpestano.
È opportuno ribadire che la nostra Stanza dell’Ascolto non è assolutamente “una scatola vuota”, come qualche consigliere comunale ha sostenuto, ma un luogo semplice e accogliente in cui si svolgono colloqui su appuntamento con donne che liberamente scelgono di contattarci.

Manifestazione a Torino contro la "Stanza dell'Ascolto" - Alesdimarco

La Stanza potrà contare sul supporto fattivo della rete di oltre 30 Centri di Aiuto alla Vita piemontesi che da decenni operano sul territorio e che offrono anche quegli aiuti concreti che non ricevono da altri, tanto meno dai consultori.
Inoltre non è un attacco alla libertà delle donne o la delegittimazione degli operatori sanitari ma un servizio che realizza la piena applicazione della legge 194 nella sua parte preventiva, là dove chiede di individuare e rimuovere le cause che porterebbero la donna all’aborto, anche utilizzando il servizio messo in campo da associazioni di volontariato, in piena collaborazione con l’ospedale.

Infine pensare che le donne possano farsi “convincere” contro la propria libertà di scelta significa considerarle prive di intelligenza, autonomia di pensiero e forza decisionale. Noi riteniamo che invece le donne meritino il riconoscimento della loro dignità, dando loro quella fiducia che dona speranza e coraggio, indispensabili per accogliere quei figli che hanno diritto di nascere, e di farlo nelle migliori condizioni possibili.

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