La difesa, anzi la promozione della vita a tutto tondo. Dal sostegno delle famiglie impoverite dalla crisi al contrasto dell’ideologia del gender, passando per il no all’aborto, per il sì alle misure capaci di sollevare il sovraffollamento delle carceri e l’integrazione degli immigrati. In occasione della "Giornata perla vita" i vescovi delle 15 diocesi del Triveneto, coordinati dal presidente della Conferenza episcopale Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, hanno preparato una nota pastorale che sottolinea come, in presenza di questioni gravi ed urgenti sul piano antropologico, il compito educativo della Chiesa sia «una missione chiave».È la prima volta che la Conferenza episcopale del Triveneto interviene con un messaggio così articolato e puntuale su tutte le emergenze, vecchie e nuove, legate al grande tema della famiglia e della vita, in tutta la complessità delle sue articolazioni. Con grave preoccupazione viene seguito il dibattito sugli "stereotipi di genere" e sul possibile inserimento dell’ideologia del gender nei programmi educativi e formativi delle scuole e nella formazione degli insegnanti. Riserve pesanti rispetto ad alcuni aspetti problematici presenti nell’affrontare in chiave legislativa la lotta all’omofobia, e soprattutto su «taluni non solo discutibili ma fuorvianti orientamenti sull’educazione sessuale ai bambini anche in tenera età», alle richieste di accantonare gli stessi termini "padre" e "madre" in luogo di altri considerati meno "discriminanti" e, infine, al grave stravolgimento – potenziale e talora, purtroppo, già in atto – del «valore e del concetto stesso di famiglia naturale fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna». È necessaria da parte della Chiesa – spiegano i vescovi – «una testimonianza di carità e verità», soprattutto nella formazione delle nuove generazioni. E mentre riaffermano «la tutela e il rispetto» che si devono ad ogni persona, soprattutto se in condizioni di fragilità, i vescovi richiamano la «ricchezza insostituibile della differenza» – specialmente quella fondamentale, tra "maschile" e "femminile" – e la specificità assoluta della famiglia. Siamo, infatti, consapevoli – ribadiscono – che la differenza dei sessi è elemento portante di ogni essere umano ed espressione chiara del suo essere in "relazione"; «senza la comune salvaguardia delle "grandi differenze" vi è un grave e concreto rischio per la realizzazione di un autentico e pieno sviluppo della vita delle persone e della società». Netto, pertanto, il rifiuto di un’ideologia del gender che neghi di fatto il fondamento oggettivo della differenza e complementarietà dei sessi, divenendo anche fonte di confusione sul piano giuridico. Calda la sollecitazioni ai fedeli e alle comunità cristiane (ma non solo) a «non avere paura e a non nutrire ingiustificati pudori o ritrosie nel continuare ad utilizzare, anche nel contesto pubblico, le parole tra le più dolci e vere che ci sia mai dato di poter pronunciare: "padre", "madre", "marito", "moglie", "famiglia" fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna». Parole messe in discussione l’anno scorso a Venezia, con la proposta di una consigliera comunale di cancellare i riferimenti al padre e alla madre nei certificati scolastici. «Difendiamo e promuoviamo il carattere decisivo - oggi più che mai - della libertà di educazione dei figli che spetta, di diritto, al padre e alla madre aiutati, di volta in volta, da soggetti o istituzioni chiamati a coadiuvarli», insistono i vescovi, rigettando ogni tentativo ideologico che porterebbe ad omologare tutto e tutti in una sorta di deviante e mortificante "pensiero unico", sempre più spesso veicolato da iniziative delle pubbliche istituzioni". Il messaggio dei vescovi si conclude ricordando che la proposta cristiana punta al bene integrale dell’uomo e contribuisce in modo decisivo al bene comune e alla promessa di un buon futuro per tutti.