Vita

Il direttore. Sul «gender» la nostra buona battaglia

Marco Tarquinio lunedì 15 giugno 2015
Nel nostro più recente e-book è raccolto il cuore di un lungo lavoro di approfondimento sulle cosiddette “teorie del gender” sviluppato dai giornalisti e dai commentatori di “Avvenire” nell’arco di quasi un anno e mezzo. Un piccolo grande patrimonio di documentazione, di analisi, di riflessione e di proposta che aiuta ad affrontare il dibattito pubblico sulla pretesa di abolire la nozione stessa di maschile e di femminile nel nome di una ideologia che sostiene la libertà personale di ognuno di decidere il proprio orientamento sessuale, cambiandolo anche più volte, secondo l’ispirazione del momento, e ignorando quindi la realtà del dato biologico. In questi mesi abbiamo collezionato sui nostri media – “Avvenire” e il suo supplemento mensile “Noi genitori & figli” – alcune centinaia di uscite. Articoli di cronaca, interviste, commenti con cui abbiamo cercato di far emergere forza suggestiva e pericolosità di una visione che non pretende solo di influire sul modo di vivere le relazioni tra le persone, ma punta a condizionare anche i programmi scolastici (la vicenda dei “libretti Unar”) e la stessa libertà di pensiero e di espressione (legge Scalfarotto) regimentando il modo di pensare (l’accusa di “omofobia” come strumento di repressione nei confronti di chi si oppone all’antropologia liquida immaginata dai propagandisti del “gender”). Una visione che tende sempre più scopertamente a modificare d’autorità persino il lessico e di imporre un tale stravolgimento a partire dai più semplici e inevitabili atti amministrativi (si pensi solo agli ormai continui tentativi di cancellare le parole “padre” e “madre” dalla modulistica di enti pubblici e istituti scolastici) e che, nonostante questo, gode di un tenace e incredibilmente ampio sostegno tra coloro che si reputano paladini della libertà d’espressione.Ecco perché abbiamo ritenuto opportuno riproporre in un nuovo e-book di “Avvenire” un’ampia e ragionata selezione di quanto fin qui pubblicato sull’argomento “gender”. Una buona battaglia, rispettosa di tutti – ma proprio di tutti – perché rispettosa della bellezza, della fragilità, della forza e della verità della condizione umana. Una buona battaglia condotta in nome della ragione, dalla parte della famiglia costituzionalmente definita: “società naturale” (come recita l’articolo 29 della Carta fondamentale della Repubblica italiana) fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Una buona battaglia affrontata con laici argomenti e cristiana passione. Per tener caro l’essenziale della nostra vita di uomini e di donne e per poter guardare avanti senza confondere lo sguardo. Il confronto promette di essere molto intenso e assai lungo. Noi ci siamo, e ci saremo.