Corte costituzionale. Suicidio assistito, i giudici prendono tempo
La Corte costituzionale in seduta pubblica per la discussione sull'articolo 580 del Codice penale
Una lunga camera di consiglio, durata l'intero pomeriggio, non è bastata per trovare una soluzione al delicatissimo caso giuridico ed etico della possibile depenalizzazione dell'aiuto al suicidio, date alcune condizioni indicate un anno fa nell'ordinanza con la quale la Consulta rimandava la palla al Parlamento, incapace tuttavia di trovare sinora un accordo su un testo di legge condiviso per rispondere all'invito dei giudici costituzionali. La Corte dunque ha deciso di prendere tempo rinviando il prosieguo della discussione alla camera di consiglio già prevista il giorno successivo, mercoledì 25.
L'udienza pubblica del mattino aveva consentito alle parti - il relatore, gli avvocati difensori e l'Avvocatura dello Stato - di ribadire le loro posizioni, precisando tesi e richieste. Tra queste era emersa l'ipotesi avanzata da Gabriella Palmieri, dalla scorsa estate prima donna al vertice dell’Avvocatura di Stato, di rendere più stringente la fattispecie di aiuto nel suicidio, per bilanciare il diritto alla vita con quello all’autodeterminazione.
Al centro del giudizio della Corte è l'articolo 580 del Codice penale, norma che finora, nella sua formulazione, ha punito sempre e comunque qualsiasi azione agevolatrice dell’estremo gesto altrui. Dunque anche quella di chi, impietosito dalla vicinanza di un malato grave che insistentemente chiede di morire, ne ha esaudito le volontà.
Proprio questo ha fatto il tesoriere dell’associazione radicale Luca Coscioni, Macro Cappato, che nel 2017 aveva accompagnato in una centro svizzero che eroga il suicidio assistito FabianoAntoniani, il giovane dj milanese cieco e tetraplegico a seguito di un incidente stradale. Dopo la morte di questo malato, grave ma non terminale, Cappato si era provocatoriamente autodenunciato ai Carabinieri di Milano, proprio per far accendere i riflettori sul problema. Pochi istanti fa, in Corte Costituzionale l’avvocato Vittorio Manes che lo difende insieme a Filomena Gallo ha definitola vita una realtà anche relazionale, e non solo privata.
Un’affermazione,questa, finora utilizzata dal fronte opposto per fondare il diritto-dovere di considerare la vita sempre e comunque intangibile, ma da cui il legale, ora,vorrebbe far discendere il diritto di morire in base al concetto oggettivo di dignità.
La Consulta aveva già trattato questa vicenda il 23 ottobre 2018, e nella successiva ordinanza 207 aveva poi invitato il Parlamento a lenire l’attuale categorico divieto di aiuto nel suicidio. Nonostante le audizioni alla Camera, tuttavia, il Parlamento non è riuscito a provvedere nei termini fissati dai giudici costituzionali, mentre il Senato nelle ultime settimane, superato la lunga crisi di governo, ha ripreso l’iniziativa mostrando la sua disponibilità a intervenire legislativamente come richiesto dalla Corte.
Intanto però è scoccata la data fissata dai giudici costituzionali. E ora la parola passa a loro: la decisione può giungere nelle prossime ore così come nei prossimi giorni, dopo una o più Camere di consiglio. Tra le ipotesi sul tavolo, anche un nuovo rinvio della materia al Parlamento.