Il caso. Suicidio assistito, in Veneto Lega divisa: partita aperta sulla legge
Il Veneto potrebbe guadagnare il primato, martedì 16, di essere la prima Regione d’Italia a legiferare sul ine vita. In Consiglio regionale si discuterà infatti la proposta di legge d’iniziativa popolare (oltre 9mila firme, l’estate scorsa, raccolte dall’associazione “Liberi subito” di estrazione radicale) sul suicidio medicalmente assistito.
Alla vigilia i favorevoli sarebbero più numerosi dei contrari. C’è chi ha fatto il conto: 27 a 24. A favore voterebbero il centrosinistra, con l’astensione di una consigliera dem, e la maggioranza dei leghisti e dei rappresentanti della lista Zaia. Il presidente della Regione, si sa, si è ripetutamente dichiarato a favore di una norma che consenta di accompagnare il paziente che chieda di interrompere le sue sofferenze, una volta constate le condizioni dalla competente autorità sanitaria. Contro si sono formalmente espressi Fratelli d’Italia, Forza Italia e un gruppo di consiglieri leghisti e del gruppo Misto. Non è escluso, ammettono i bene informati, che ci siano ripensamenti dell’ultimo momento.
L’avvocato Roberto Bet, zaiano convinto e consigliere della Lega, voterà contro. «Ringrazio il presidente Zaia perché chiaramente ha lasciato a ogni componente del suo gruppo di votare secondo coscienza. Io personalmente ho tante ragioni, sia giuridiche che morali, per non dare il mio consenso. Tra l’altro immagino che all’indomani del voto il governo impugnerà la legge, e prima del pronunciamento della Corte Costituzionale passerà un anno. Nel frattempo, mi chiedo, come si comporteranno i medici con i pazienti che chiederanno il suicidio assistito?».
È solo uno dei tanti problemi pratici, senza contare quelli di principio. I vescovi della Conferenza episcopale del Triveneto si sono già pronunciati, ormai da tempo, sollecitando più assistenza – in particolare cure palliative – per i malati, specie quelli gravati da malattie tanto pesanti. Il Veneto non può voltare le spalle alla sua identità e alle sue radici solidali, approvando martedì prossimo la proposta radicale di Marco Cappato per il suicidio medicalmente assistito» sottolinea Domenico Menorello, coordinatore del network associativo “Ditelo sui tetti” e membro del Comitato nazionale per la bioetica. «Chiediamo a ciascun consigliere regionale – prosegue – di avere presente che quella terra veneta che dovrebbe rappresentare è fatta di uno straordinario tessuto sociale di assistenza, che verrebbe gravemente tradito e sovvertito, se è vero come è vero che una legge così indirizzerebbe inesorabilmente l'intera società verso l'indifferenza ai più deboli. Infatti - spiega - la legge nulla c’entra con la libertà personale, che è fuori discussione. La legge stravolgerebbe piuttosto la sanità pubblica, perché imporrebbe agli ospedali pubblici di dare in tempi stretti (20 giorni) la morte al “malato”, fino a consentire l'eliminazione dei depressi, come sta drammaticamente capitando nei pochi Paesi con norme simili e come sarà reso possibile dalla indeterminatezza dei criteri degli articoli 1 e 2».