Vita

Il fatto. Strategia Lgbt, l’Age ribadisce: diritto di educare

Paolo Ferrario mercoledì 21 maggio 2014

Informarsi, mobilitarsi, sensibilizzare. In prima linea per contrastare la diffu­sione nelle scuole della “cultura del gender”, l’Associazione italiana genitori (A­ge), ha voluto dedicare alla questione un corposo dossier, che sarà pubblicato sul numero in uscita di Agestampa, il bime­strale inviato a tutti i soci. «Vogliamo dare alle famiglie un’informazione a 360 gradi su una problematica che ci sta molto a cuo­re e che tocca da vicino il diritto-dovere dei genitori di essere i primi educatori dei pro­pri figli», commenta il presidente dell’A­ge, Fabrizio Azzolini, presentando l’inizia­tiva di informazione. Nei mesi scorsi, co­me forma di protesta contro il dilagare nel­le scuole di iniziative pro-gender, l’Age ha proposto il “ritiro” dei figli per un giorno al mese. Non un giorno di vacanza extra, ma un «gesto forte» per ribadire il diritto di e­ducare troppo spesso calpestato. In sedici pagine, il dossier ripercorre gli ul­timi mesi di accese polemiche (nelle scuo­le ma anche nelle aule parlamentari), av­viate sul finire dello scorso anno quando cominciarono a circolare, prima su Inter­net e poi nelle classi, gli ormai “famosi” o­puscoli dell’Istituto A.T. Beck “Educare al­la diversità a scuola”, commissionati (e pa­gati con 24.200 euro) dall’Unar, l’Ufficio anti-discriminazioni razziali della Presi­denza del Consiglio dei ministri. Da qui e dalla pretesa di «instillare» (così è scritto ne­gli opuscoli), l’ideologia del gender nelle menti degli studenti, prende le mosse lo speciale di Agestampa, significativamen­te intitolato “Libertà di rieducazione”. Un preoccupato gioco di parole per rappre­sentare la distanza tra la Costituzione e la Strategia Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) messa in campo dall’Unar e che per l’Age è «fuorilegge». 

«L’articolo 30 della Costituzione – ricorda il presidente Azzolini – afferma il dovere e diritto dei genitori a mantenere, istruire ed educare i figli. Noi partiamo da qui per di­re che, con la Strategia e le azioni che ne sono seguite, questo diritto è stato calpe- stato e che, dietro il giusto obiettivo di con­trastare ogni forma di discriminazione nel­le scuole, si è fatto entrare nelle classi ciò che con questa finalità non c’entra nulla». Nello speciale, l’Age denuncia anche il fat­to che «la strategia Lgbt si sta imponendo in Italia e in Europa in un modo sempre più subdolo, mascherandosi dietro la difesa e la tutela di una minoranza, per rieducare i cittadini all’ideologia del gender a scuo­la, sui mass media, nelle scelte di ammi­nistrazioni nazionali e locali, italiane ed europee, muovendo ingenti risorse pub­bliche». E tutto questo, ricorda l’Associazione dei genitori, «ignorando i risultati delle ricer­che scientifiche, la riflessione filosofica, i dati sociologici, le opinioni diverse pre­senti anche tra le persone omosessuali». Tutti omologati, insomma, dietro il “pen­siero unico” propagandato dalle potenti e rumorose lobby Lgbt, che sono riuscite persino, denunciano i genitori dell’Age, a «scavalcare il diritto nazionale e interna­zionale». Un accerchiamento (delle famiglie, delle scuole, degli studenti e degli insegnanti), che «arriva a creare un nuovo linguaggio e a vietare quello che non si uniforma al nuo­vo vocabolario. Con attacchi diretti anche alla libertà di religione, tacendo strumen­talmente lo stile evangelico dell’acco­glienza di molte diocesi, movimenti, grup­pi, parrocchie». A questo punto, si legge in una nota del­l’associazione, «restare indifferenti non è possibile». È necessario, invece, «infor­marsi per capire che è in corso una rivo­luzione antropologia, dove la posta in gio­co è la negazione dell’umanità da parte dell’uomo».