Bioetica. Europarlamento, l'aborto non è diritto umano
Con 334 sì (in sostanza tutti del Ppe e dei Conservatori), 327 no e
soprattutto grazie anche a ben 35 astenuti (tra cui molti eurodeputati
del Pd) è passato un brevissimo testo sostitutivo elaborato dal Ppe –
grazie anche al pressante battage di vari associazioni cattoliche
europee – in cui si afferma che il Parlamento europeo «osserva che la
formulazione e l’applicazione delle politiche in materia di salute
sessuale e riproduttiva e relativi diritti nonché in materia di
educazione sessuale nelle scuole è di competenza degli Stati membri»
aggiungendo che, «per quanto spetti agli Stati membri formulare e
applicare politiche relative alla salute e all’istruzione, l’Unione
europea può contribuire a promuovere le migliori pratiche fra gli Stati
membri».
L’approvazione del testo sostitutivo ha provocato l’automatica
decadenza della risoluzione, che non è stata più neppure discussa. Una
cocente delusione per l’autrice del testo, la portoghese Edite Estrela,
che si era affrettata a riproporre il testo con solo poche modifiche
nonostante il rinvio dalla plenaria in sede di Commissione parlamentare,
il 22 ottobre scorso, del suo testo. E che poi ha inveito contro
«l’ipocrisia e l’oscurantismo» dei promotori della risoluzione
alternativa. Il testo di Estrela (comunque senza alcun valore giuridico
e dunque non cogente per gli Stati), come noto, sanciva a un «diritto
all’aborto», chiedendo agli Stati di rimuovere ogni «ostacolo» per
l’interruzione di gravidanza. Ivi compresa, ad esempio, l’obiezione di
coscienza (il rapporto allegato alla risoluzione precisa che in Italia,
Slovacchia, Ungheria, Romania, Polonia e Irlanda il 70% dei ginecologi
e il 40% degli anestesisti invocano questo diritto in caso di aborto).
Al di là dell’ideologia, il punto più contestato di questa bozza
era il riferimento a un presunto diritto all’aborto che nessuna
convenzione riconosce, e la pesante intromissione in politiche (sanità,
istruzione) che sono esclusiva competenza de- gli Stati nazionali. Solo
a fatica Estrela – ma in perfetta solitudine, senza negoziare sul
testo – aveva tolto alcuni passaggi controversi (come ad esempio la
raccomandazione di agevolare l’inseminazione artificiale di donne
omosessuali). In sede di Commissione diritti delle donne, anzi, il
presidente Mikael Gustafsson (svedese, Sinistra unitaria) aveva imposto
una procedura molto rapida, limitando al massimo la possibilità di
presentare emendamenti per tornare al più presto in aula ed evitare che
la risoluzione si perdesse con la fine imminente della legislatura.
Un colpo di mano rivelatosi però controproducente, che ha
allargato le ostilità al testo favorendo la cruciale astensione di
numerosi deputati del gruppo dei Socialisti e democratici. «Occorre
chiedersi – scrivono le eurodeputate del Pd Patrizia Toia e Silvia
Costa – perché l’onorevole Estrela non abbia saputo, con un approccio
diverso, costruire una maggioranza solida a sostegno della sua
relazione in Parlamento. Fin dall’ inizio dell’ esame in Commissione
Donne abbiamo espresso perplessità sulla radicalità dell’impostazione
». Con Toia e Costa si sono astenuti anche altri italiani del Pd di
area cattolica (il capogruppo David Sassoli, Mario Pirillo, Franco
Frigo e Vittorio Prodi). Grande soddisfazione sul fronte Ppe. «Era un
testo inaccettabile – dice Roberta Angelilli (Ncd), vicepresidente del
Parlamento –, ci sono valori fondamentali su cui non è concesso alcun
tipo di compromesso, e il diritto alla vita è tra questi ». «La
relazione Estrela – aggiunge Sergio Silvestris (Fi) – rappresentava il
manifesto ideologico dell’Europa laicista, abortista e portatrice di un modello diverso da quello italiano».