Vita

Bioetica. Europarlamento, l'aborto non è diritto umano

Giovanni Maria Del Re mercoledì 11 dicembre 2013
Bocciata, anzi decaduta senza discussio­ne. La controversa risoluzione Estrela «sulla salute e i diritti sessuali e ripro­duttivi » (con annesso diritto all’aborto) è archi­viata, con un colpo di scena che ieri alla plena­ria del Parlamento europeo a Strasburgo ha sor­preso tutti.
 
Con 334 sì (in sostanza tutti del Ppe e dei Conservatori), 327 no e soprattutto grazie anche a ben 35 astenuti (tra cui molti eurode­putati del Pd) è passato un brevissimo testo so­stitutivo elaborato dal Ppe – grazie anche al pres­sante battage di vari associazioni cattoliche eu­ropee – in cui si afferma che il Parlamento eu­ropeo «osserva che la formulazione e l’applica­zione delle politiche in materia di salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nonché in mate­ria di educazione sessuale nelle scuole è di com­petenza degli Stati membri» aggiungendo che, «per quanto spetti agli Stati membri formulare e applicare politiche relative alla salute e all’i­struzione, l’Unione europea può contribuire a promuovere le migliori pratiche fra gli Stati membri».
 
L’approvazione del testo sostitutivo ha provocato l’automatica decadenza della ri­soluzione, che non è stata più neppure discus­sa. Una cocente delusione per l’autrice del testo, la portoghese Edite Estrela, che si era affrettata a riproporre il testo con solo poche modifiche nonostante il rinvio dalla plenaria in sede di Commissione parlamentare, il 22 ottobre scor­so, del suo testo. E che poi ha inveito contro «l’i­pocrisia e l’oscurantismo» dei promotori della risoluzione alternativa. Il testo di Estrela (comunque senza alcun valo­re giuridico e dunque non cogente per gli Stati), come noto, sanciva a un «diritto all’aborto», chie­dendo agli Stati di rimuovere ogni «ostacolo» per l’interruzione di gravidanza. Ivi compresa, ad e­sempio, l’obiezione di coscienza (il rapporto al­legato alla risoluzione precisa che in Italia, Slo­vacchia, Ungheria, Romania, Polonia e Irlanda il 70% dei ginecologi e il 40% degli anestesisti in­vocano questo diritto in caso di aborto).
 
Al di là dell’ideologia, il punto più contestato di questa bozza era il riferimento a un presunto diritto al­l’aborto che nessuna convenzione riconosce, e la pesante intromissione in politiche (sanità, i­struzione) che sono esclusiva competenza de- gli Stati nazionali. Solo a fa­tica Estrela – ma in perfetta solitudine, senza negoziare sul testo – aveva tolto alcu­ni passaggi controversi (co­me ad esempio la racco­mandazione di agevolare l’inseminazione artificiale di donne omosessuali). In sede di Commissione dirit­ti delle donne, anzi, il presi­dente Mikael Gustafsson (svedese, Sinistra unitaria) aveva imposto una procedura molto rapida, limitando al massimo la possibilità di presentare emendamenti per tornare al più presto in aula ed evitare che la ri­soluzione si perdesse con la fine imminente della legi­slatura.
 
Un colpo di mano rivelato­si però controproducente, che ha allargato le ostilità al testo favorendo la cruciale astensione di numerosi de­putati del gruppo dei Socia­listi e democratici. «Occor­re chiedersi – scrivono le eu­rodeputate del Pd Patrizia Toia e Silvia Costa – perché l’onorevole Estrela non abbia saputo, con un approccio diverso, co­struire una maggioranza solida a sostegno del­la sua relazione in Parlamento. Fin dall’ inizio dell’ esame in Commissione Donne abbiamo e­spresso perplessità sulla radicalità dell’impo­stazione ». Con Toia e Costa si sono astenuti an­che altri italiani del Pd di area cattolica (il capo­gruppo David Sassoli, Mario Pirillo, Franco Fri­go e Vittorio Prodi). Grande soddisfazione sul fronte Ppe. «Era un te­sto inaccettabile – dice Roberta Angelilli (Ncd), vicepresidente del Parlamento –, ci sono valori fondamentali su cui non è concesso alcun tipo di compromesso, e il diritto alla vita è tra que­sti ». «La relazione Estrela – aggiunge Sergio Sil­vestris (Fi) – rappresentava il manifesto ideolo­gico dell’Europa laicista, abortista e portatrice di un modello diverso da quello italiano».