Vita

Settimana sociale. Il Movimento per la Vita a Trieste, voce che “non si distrae"

Soemia Sibillo mercoledì 10 luglio 2024

«Non abbiamo parlato di partecipazione: abbiamo fatto esperienza di partecipazione»: questa in sintesi la 50° Settimana sociale raccontata con le prime parole del cardinale Matteo Maria Zuppi nel suo saluto al Santo Padre. «In questi giorni – ha evidenziato Zuppi – qui non si è lamentato nessuno», solo «tanta gioia e tanti problemi affrontati, tanti problemi da amare».
Ci siamo ritrovati noi delegati – io per il Movimento per la Vita – in più di mille delegati da tutta Italia, rappresentanti di associazioni, movimenti, diocesi, istituzioni civili e religiose, per confrontarci su temi che puntano al cuore della democrazia.
Non è la prima volta che il Movimento per la Vita partecipa a una Settimana Sociale. Laico e aconfessionale nel suo statuto, il Mpv sottolinea, proprio come la Chiesa proclama, il valore universale e di ragione della vita umana. Non si può escludere infatti la dimensione civile e sociale del valore della vita relegandola solamente ad un ambito prettamente religioso. Abbiamo il diritto e il dovere di dire la verità: non c’è democrazia senza l’altro. Non c’è democrazia senza l’uguale dignità di ogni essere umano. Per andare al cuore della democrazia bisogna quindi avere a cuore la democrazia.

Dialogo tra i delegati a Trieste - Agenzia Romano Siciliani


Come non ricordare l’impegno di Carlo Casini? Occorre rimanere svegli, vegliare, prendersi cura, senza cedere alla tentazione di lasciar perdere o di farsi abbagliare da distrazioni, perdendo lucidità e capacità critica. Siamo più propensi al sonno che a rimanere svegli e le false guide lo sanno bene, cercano di addormentare chi è nella loro cura. E allora come non cogliere quella sottile differenza tra servire e servirsi dell’altro e/o del gruppo associativo o del movimento di cui si fa parte.
Teniamo accesa la luce, come le candele, che senza sminuire quella da cui attingono la loro ne accendono un’altra facendo ancor più luce.


La cultura dello scarto – ha affermato papa Francesco nel suo discorso ai delegati – «disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani, i vecchi. Questo è la cultura dello scarto. (...) Dobbiamo essere voce, voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce. Tanti, tanti non hanno voce. (...) Io mi raccomando che voi, nella vostra vita sociale, abbiate il coraggio di avviare processi, sempre. È la creatività, e anche è la legge della vita. Una donna, quando fa nascere un figlio, incomincia ad avviare un processo e lo accompagna. (...) Questo è il ruolo della Chiesa: coinvolgere nella speranza, perché senza di essa si amministra il presente ma non si costruisce il futuro. Senza speranza, saremmo amministratori, equilibristi del presente e non profeti e costruttori del futuro».
Al cuore della democrazia ci sono le persone. L’individuo si conta, la persona conta, «dall’inizio alla fine della vita», come ha ben ricordato il Cardinale Zuppi.