Vita

L'iniziativa. Noi, separati e felici? «Falsità da rifiutare»

Luciano Moia giovedì 27 novembre 2014
«Ma come? Dopo vent’anni sempre la stessa moglie? Allora è ancora possibile». Capita spesso ai coraggiosi che rifiutano di applicare la logica del consumismo ai rapporti familiari di suscitare stupore e incredulità. Nelle grandi aree metropolitane del Nord, soprattutto in certi ambienti verniciati di presunto progressismo etico, è normale incontrare persone che hanno alle spalle un frequente vagabondaggio coniugale. E questa mentalità profondamente dannosa, alimentata dai pessimi esempi dei soliti noti, da certi media e da una politica impegnata a studiare di giorno in giorno le modalità più efficaci per disgregare la vita familiare – dal divorzio express alla riduzione dei bonus bebè – ha purtroppo fatto breccia. La scelta della separazione e del divorzio è entrata nel novero delle prassi non solo normali, ma ordinarie, scontate quasi, dopo un po’ di anni di vita in comune. Peccato che l’altro lato della medaglia, quello che i legislatori e i protagonisti della cultura dominante non vogliono vedere, sia popolato di povertà, sofferenza, delusioni, dipendenze in crescita e, sempre più spesso, autentiche tragedie. Benvenuta quindi la scelta coraggiosa delle Acli di Bologna e dell’associazione per la Conciliazione familiare di aprire uno sportello di ascolto e accompagnamento delle famiglie in crisi. Inaugurazione stasera alle 18 alla sede provinciale Acli, in via delle Lame 116. Presente anche l’arcivescovo di Bologna, cardinale Carlo Caffarra. L’obiettivo dell’iniziativa, che ha raccolto l’adesione di avvocati, psicologi, mediatori familiari e terapeuti della famiglia – tutti daranno gratuitamente il loro contributo – è quello di inserire nel collaudato percorso delle separazioni indiscutibili e superveloci, una piccola pietra d’inciampo. Resistere insieme si può. E, se si resiste, non solo la famiglia ma l’intera società, ne trarrà benefici sostanziali sul piano della qualità della vita e del risparmio economico. «Oggi – spiega l’avvocato Massimiliano Fiorin, anima dell’iniziativa, grande esperto del problema – nessuno pensa di mettere in dubbio la necessità di assicurare separazioni rapide e soft. Dirsi addio in modo agevole è considerato scelta di civiltà. E si preferisce ignorare le devastazioni correlate». Purtroppo, anche le coppie che vorrebbero rifiutare la logica dell’addio rapido e senza intoppi, si trovano di fronte a strutture che remano tutte nella stessa direzione. Anche la mediazione familiare e le terapie per le crisi coniugali – ma vengono scelte solo dal 15% delle coppie in crisi – sono quasi sempre pensate nella stessa logica di fluidità affettiva: «Quando finisce l’intesa, inutile insistere». Semplificazione che è allo stesso tempo un danno e un falsità. «Secondo gli studi più qualificati – assicura ancora Fiorin – le ragioni della separazione sono sempre più spesso dettate da incomunicabilità e incomprensioni. Difficoltà che si possono affrontare, capire e risolvere, Ma occorrono esperti disposti non solo ad ascoltare, ma anche ad accompagnare e seguire l’evoluzione del caso. Per questo ci vuole una persona come il "conciliatore familiare" disponibile a sporcarsi le mani per il bene della coppia». Una figura professionale nuova capace di assommare competenze psicologiche e giuridiche ma, soprattutto, convinta che la separazione non sia lo sbocco inevitabile. «Puntiamo a risolvere le cause dell’incomprensione – aggiunge Filippo Diaco, presidente provinciale Acli di Bologna – o quantomeno a mitigarne gli effetti peggiori e più distorti. Nell’interesse della coppia ma soprattutto dei figli, vittime incolpevoli delle scelte degli adulti»