Vita

ASSISTENZA E DISABILITÀ. Sciopero della Sla «Avanti a oltranza»

Francesca Lozito venerdì 16 novembre 2012
​Secondo giorno di sciopero della fame per malati di Sla e gravi disabili che fanno capo al Comitato 16 novembre. Dopo lo stop del 31 ottobre scorso, alcuni hanno ripreso la protesta, dimezzando la nutrizione del 50 per cento. I malati dicono no ai 200 milioni di euro annunciati nei giorni scorsi dalla Commissione bilancio e pretendono il reintegro globale del Fondo per la non autosufficienza tagliato dal governo Berlusconi. Duecento milioni – sostengono – non sarebbero una cifra adeguata a coprire i bisogni reali delle persone con grave disabilità, soprattutto in quelle regioni in cui il piano di rientro dal deficit di bilancio costringe a tenere molto stretti i cordoni della borsa. IL sardo Salvatore Usala, malato di Sla e segretario del Comitato, chiede il raddoppio degli aiuti offerti dal governo, che servirebbe per la creazione di piani di assistenza individualizzati. Usala ieri ha risposto alle dichiarazioni del sottosegretario al Lavoro Maria Cecilia Guerra, che aveva affermato l’impossibilità di poter trovare una soluzione in breve tempo. Il presidente del Comitato ha chiesto al sottosegretario le ragioni della cancellazione dei 350 milioni del "fondo Letta". Un segnale di distensione è arrivato dal ministro della Salute Renato Balduzzi che, in occasione della conferenza del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari aperta ieri in Vaticano, ha chiesto ai «disabili e ai malati di Sla che hanno iniziato lo sciopero della fame di fermarsi per non compromettere un equilibrio già difficile e di avere fiducia nel governo e nel Parlamento». Balduzzi ha dato «rassicurazione dell’impegno del governo nei confronti delle gravi non autosufficienze e anche direttamente nei confronti dei malati di Sla».Sul tema è intervenuto anche don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, che aveva sollecitato il dicastero della salute a far rientrare l’assistenza alle gravi disabilità come la Sla nell’ordinaria attività sanitaria e non nella categoria generica delle non autosufficienze. Una posizione cui si allinea Chantal Borgonovo, moglie di Stefano, il calciatore colpito dalla malattia del motoneurone da sette anni: «Il vero problema – ammette – e proprio quello di poter avere una assistenza sanitaria di qualità all’interno delle mura domestiche. E perché questo accada occorre avere degli infermieri professionali che possano fare l’assistenza a domicilio per tutto il tempo necessario al malato. Non si può andare avanti con le badanti che hanno una formazione assistenziale non adeguata. Che è una malattia mortale, occorre dirlo, non cronica, e in molti casi si muore dopo i primi tre anni. Non a caso i decessi sono circa 800 all’anno». Chantal Borgonovo ha smentito però le voci circolate ieri sul Web di una possibile adesione di suo marito allo sciopero della fame.