Vita

No all'eutanasia. Scienza & Vita: con dignità, fino alla fine

Graziella Melina giovedì 17 novembre 2016

L’approvazione di un testo unificato e condiviso sul tema del fine vita richiederà ancora tempi lunghi. Le diverse proposte di legge che sono state depositate in Parlamento presentano infatti orientamenti spesso divergenti. Ma intanto l’associazione Scienza & Vita riporta al centro del dibattito alcuni punti fermi: «L’invasività della tecnologia – spiega il presidente nazionale Alberto Gambino – porta a rivedere i criteri etici di valutazione. Eutanasia e accanimento terapeutico sono i nostri paletti: noi rifiutiamo ogni intervento messo in atto per procurare anticipatamente la morte del paziente, e ci opponiamo agli interventi terapeutici che risultino inappropriati».

Un contributo alla futura legge
Martedì 15 novembre a Roma l’associazione ha voluto così dare il suo contributo per una piattaforma condivisa con una riflessione alla Camera dei Deputati sul tema «Con dignità, fino alla fine». Un confronto tra esperti, medici e giuristi per approfondire problematiche sulle quali regna molta confusione. In realtà il punto su cui si fa leva nell’opinione comune – mette in guardia Maria Teresa Russo, associato di Filosofia morale e Bioetica all’Università Roma Tre – «è l’esaltazione di autonomia, autodeterminazione, efficienza». Quasi che si voglia la «cancellazione della sofferenza e della malattia», intesa come «una ferita nella libertà». Mentre ormai passa in secondo ordine il fatto che «il paziente ha diritto di essere curato, e che è compito etico di ciascuno – ribadisce Massimo Reichlin, ordinario di Filosofia morale all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano – vivere fino in fondo la vita e le relazioni». Senza sottacere che, «nel quadro di una condivisione medico-paziente, quest’ultimo può voler sospendere il trattamento terapeutico che alla luce della sua concezione possa apparire eccessivo».

La risposta delle cure palliative
Altro tema poco noto è poi la possibilità di ricorrere alle cure palliative, introdotte ora nei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea). Come rimarca Adriana Turriziani, responsabile Cure palliative del Policlinico Gemelli – già la legge 38 del 2010 obbliga le professioni sanitarie a farsi carico della sofferenza. Passi avanti ne sono stati fatti, eppure talvolta si fatica a comunicare che il nostro sistema sanitario offre le cure palliative domiciliari gratuite». In sostanza, come nota Luciano Eusebi, ordinario di Diritto penale all’Università Cattolica di Milano, «il malato ha diritto a un’informazione completa sulle risorse che la medicina è in grado di offrire e sulle prospettive della loro efficacia. Ed è necessario il massimo impegno perché gli sia garantita la migliore qualità di vita compatibile con le sue condizioni», tenendo sempre presente l’importanza di un «percorso di condivisione programmatica e operativa» con il medico nell’iter di cura. Ogni persona «deve potersi sentire libera di vivere e quindi di ricevere assistenza sanitaria». Ma perché ciò sia possibile occorre evitare che «considerazioni attinenti a profili economici vengano gestite attraverso l’enfatizzazione del diritto del malato di rifiutare le terapie». Intanto, per approfondire conoscenza e consapevolezza sui criteri etici, economici e sociali nelle scelte politiche-amministrative della sanità, da gennaio prenderanno il via scuole di bio-politica promosse da Scienza & Vita in varie realtà locali.

http://www.scienzaevita.org/